La Lotus Emira rappresenta una sorta di spartiacque nella storia del brand britannico. È infatti l’ultima auto a motore termico della Casa di Hethel prima del passaggio a una gamma totalmente elettrica. In questo senso, segna allo stesso tempo la fine di un percorso iniziato decenni fa con Elise ed Exige e continuato con altri modelli come la Evora, ma anche l’inizio di un nuovo corso, soprattutto stilistico. Lo ha dichiarato spesso anche Russell Carr, a capo del design del marchio dal 2014, che con la Emira ha voluto definire l’aspetto delle sportive Lotus del futuro.

Torniamo al presente. Oggi la gamma di questa “Principessa” – questo il significato in arabo del nome Emira – si amplia con l’arrivo di una nuova versione che non cambia nell’aspetto ma si rivoluziona nella meccanica. Sostituisce il noto V6 3.5 con compressore volumetrico con un 2.0 4 cilindri turbo di origine Mercedes (è quello della Classe A 45 AMG). La nuova Emira ha potenze, peso e prestazioni simili all’atra, che resta a listino. Non cambia neanche troppo nel prezzo, scendendo però sotto la soglia dei 100.000 euro. Il nuovo powertrain è stato scelto per una serie di ragioni tra cui quella di poter passare dal cambio manuale a un automatico a doppia frizione che regala una guida altrettanto sportiva ma – all’occorrenza – anche più rilassata, vista l’assenza del pedale della frizione.

Messa alla prova in pista e sulle strade intorno a Norwich, la nuova Emira conferma quanto di buono già mostrato in passato. L’auto, nel pieno rispetto del Dna Lotus, è agile, leggera, scattante. La si può avere con due diverse tarature delle sospensioni, Touring o Sports, con la prima, più votate al comfort, che forse meglio si sposa con la nuova accoppiata motore-trasmissione. La Lotus Emira ha poi una qualità che non si può ignorare. Grazie alle linee affilate, all’alternanza di superfici concave e convesse, a proporzioni impeccabili, al muso basso e largo, riesce a darsi a darsi arie da supercar di lignaggio superiore.