I display GPS e multimediali, integrati nella plancia della maggior parte dei veicoli moderni, hanno iniziato a sostituire le autoradio nei primi anni 2000. A quei tempi si azionavano “manualmente”, usando una rotella o un joystick. Poi, per una migliore ergonomia e grazie ai progressi tecnologici, i display sono diventati touch. «Renault ha iniziato a sviluppare i touchscreen verso il 2007, nel periodo di progettazione di Clio IV. All’inizio è stato difficile convincere i dirigenti a passare ai touchscreen! Ecco perché, per tanto tempo, la ridondanza di comandi con l’irrinunciabile rotella», dice Stéphane Maiore, Chief Designer Interni.

Clio III con sistema di navigazione Carminat TomTom (2008)

È nel 2013 che arrivano sul mercato Clio IV e ZOE, i primi due modelli Renault dotati di display centrale touchscreen. A quei tempi, il display da 7 pollici consentiva al conducente di gestire il sistema multimediale R-Link ed accedere a radio, navigazione e impostazioni dell’auto in modo centralizzato, il tutto a portata di mano. Prima della transizione completa ai touchscreen, quello stesso anno, il joystick, che fino a quel momento serviva per gestire i display centrali non touch, è stato migliorato con un asse multidirezionale per facilitare la navigazione nell’interfaccia multimediale R-Link.

Nel 2014 Espace V è il primo veicolo Renault con touchscreen verticale

A livello di forma, il 2014 è l’anno della svolta, agli antipodi degli standard automobilistici di quei tempi: la quinta generazione di Renault Espace si dota di un touchscreen verticale – anziché orizzontale – da 8,7 pollici, sempre con l’obiettivo di offrire agli utenti un’esperienza simile a quella degli smartphone. Grazie alla connettività, il display dà accesso alle previsioni meteo, alle informazioni sul traffico in tempo reale e alle funzioni di ricerca locale. «Nel 2010, abbiamo attaccato un IPad al cruscotto con lo scotch per vedere l’effetto che faceva il formato verticale. Siamo stati i primi a proporre display di questo formato con tale orientamento», dichiara Maiore.

Genesi del progetto Symbioz, design di Vincent Turpin (2017)

Nel frattempo, i designer stavano già pensando alla mossa successiva, consci della velocità di sviluppo delle tecnologie digitali. Le due tendenze inevitabili in quel momento erano l’aggiunta di un secondo display sul cruscotto, di fronte al conducente, e l’esigenza di un’ergonomia migliore e più sicura. È così che è nato un display con una forma nuova, per integrare il driver display e lo schermo multimediale: si tratta del “doppio schermo all-in-one” a forma di L rovesciata (L-Shape) testato su concept-car come TreZor (2016), Symbioz (2017) e Morphoz (2019).

Scenic E-Tech Electric e il doppio schermo OpenR (2023)