La mostra newyorkese al Cooper-Hewitt National Design Museum Extreme textiles: Designing for High Performance, aperta fino al prossimo gennaio, riflette sullo straordinario sviluppo dei tessuti nel campo del design. Curata da Matilda McQuaid responsabile del textiles department del museo, la mostra costituisce un’ottima occasione per riflettere sul rapporto fra progetto e ricerca tecnologica ma anche sul ruolo specifico giocato dai materiali nello sviluppo di prodotti, servizi e sistemi innovativi.
Naturali o artificiali che siano, i tessuti hanno avuto un’eccezionale evoluzione che li ha trasformati da superfici in qualche modo “indifferenti”, capaci di ricoprire più o meno appropriatamente corpi e oggetti, in autentiche interfacce complesse dotate di performance fisiche, tattili e visive. Molte realizzazioni contemporanee, ad esempio, hanno proposto superfici potenzialmente attente ai risvolti “emozionali”, basate sull’influenza di colori e sensazioni tattili sullo stato d’animo. Connesso con la comparsa di nuovi materiali e tecnologie, il progetto delle superfici costituisce perciò un ideale spazio aperto per transfer tecnologici tra settori fra loro lontani.
Grazie ai tessuti high-performance infatti è stato possibile sviluppare prodotti, di volta in volta, più resistenti e leggeri, più veloci e sicuri, o ancora capaci di reagire e adattarsi nel modo più adeguato alle situazioni in cui si trovano adoperati. Interessante l’approccio metodologico della mostra che affianca sperimentazioni, come ad esempio i sistemi di interconnessione energetica e tecnologica, a prodotti d’uso comune dove tessuti tecnici sono celati dentro un casco da discesa libera, nella sella o nella ruota di una bicicletta, in un cavo sottomarino o in un paracadute.
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