Un pesce? L’immagine che Atsuhiko Yamada propone per la concept car ibrida Senku, presentata dalla Mazda al salone di Tokyo, può apparire riduttiva. Ma poi si scopre che ha un senso, e non solo per la coda biforcuta. «Troppe auto – dice il responsabile per l’advanced design della casa giapponese – sono come scatole su ruote, mentre dovrebbero essere sculture in movimento, forme che suggeriscono una velocità emotiva, la forza e la bellezza della natura».
La vettura è nata e cresciuta al centro di advanced design di Yokohama ma sotto l’occhio vigile di Moray Callum, responsabile del design Mazda. Il primo concetto alla fine del 2004, poi il lungo iter di attuazione: «Come per un’auto normale», dice Yamada. Bozzetti, modellini in scala e non, infine il prototipo. Un lavoro che descrive come «intenso ed emotivo», anche perché si trattava di definire «un nuovo linguaggio di design»; con il supporto di Norihito Iwao per gli esterni e di Koji Sakamoto per gli interni. L’ordine per tutti era: «una forma elegante e sofisticata che, senza causare uno shock, provochi una reazione chimica in chi la vede e la tocca».
Sarà anche una concept, ma ormai siamo abituati a vedere le stranezze di una show-car riversarsi anche sulla produzione. La calandra trasparente con l’immagine luminosa di un motore rotante; le due portiere elettriche – Yamada le chiama «ali volanti» – che scorrono senza invadenti rotaie sull’affascinante fiancata; il doppio portellone posteriore, una parte che si alza e una che si abbassa; per non parlare dell’abitacolo asimmetrico, ma caratterizzato da materiali di qualità e da una strumentazione che oggi può ancora apparire fantascientifica. Tutto questo con un’eccezionale pulizia di linee; quella, forse, che induce Yamada a vedere, nella sua opera, un pesce.
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