Una pigna spaziale? La sintesi porterebbe a queste conclusioni, visto che i designer della Hyundai dichiarano pubblicamente che il loro concept ibrido ix-Metro – un CUV, cioè un City Utility Vehicle, segmento sub-B anche se lungo quasi 4 metri – è stato ispirato per gli esterni dal mondo dei viaggi spaziali, per gli interni invece da una pigna in quanto frammentazione ideale di un oggetto sferico. La realtà dice invece che con questa show-car la casa coreana ha voluto tentare la via di un nuovo linguaggio formale, abbandonando le linee morbide e fluide che hanno caratterizzato di recente tanto le Hyundai di produzione quanto i concept di Namyang. «Volevamo che la ix-Metro fosse qualcosa fuori dal mondo», dichiara Rogelio Flores. «Una capsula protettiva da Star Trek», gli fa eco Sandy Hartono.

Sono, rispettivamente, i responsabili degli esterni (con Seunghee Oh) e degli interni (con Yoon Seungeun e Yuki Ono, mentre color&trim sono opera di Kim Min-Hye) di questa curiosa vettura che può anche sembrare un coleottero meccanico e che racchiude una serie di interessanti contenuti tecnici (forse troppi, o troppo presto). Ma è di queste cose che si ciba il mondo dei concept. Certamente la ix-Metro incapsula il know-how di tutti i centri stile Hyundai. Progettata in Corea dal Global Design Team (è il suo quinto concept), incorpora concetti provenienti da vari studi di design della casa: Stati Uniti, Europa, Giappone (è della giapponese Yuki Ono, per esempio, il bozzetto da cui sono stati sviluppati gli interni).

«Ci siamo ispirati alla Nasa e anche ai film di fantascienza – dice Flores – poiché le navicelle spaziali sono simboli riconosciuti di progresso e innovazione». Rivolta a un pubblico urbano europeo, la ix-Metro offre, nelle sue parole, «praticità, robustezza e versatilità» tipiche di un CUV, ma in un package stilisticamente sofisticato e capace di suggerire una personalità elegante, avventurosa, divertente. «Soddisfa il bisogno di un’espressione creativa», aggiunge Flores: «E’ più che un’estensione di noi stessi. E’ l’espressione del nostro intimo. Come gli abiti che indossiamo, è una seconda pelle».

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