Nelle intenzioni della Land Rover, che ora appartiene con la Jaguar all’impero dell’imprenditore indiano Ratan Tata, la nuova Range Rover Evoque dovrebbe definire un nuovo segmento per SUV compatti di lusso più sportivi ed eleganti. «Rappresenta una forte indicazione della strada intrapresa dal marchio Range Rover – afferma l’amministratore delegato della Jaguar Land Rover, Ralph Speth – e avrà un formidabile impatto emotivo su un ampio target di acquirenti di veicoli di lusso».
Secondo Gerry McGovern, il responsabile del design Land Rover che si crogiola al sole del successo decretato alla vettura fin da quando nel 2008 era stata presentata come concept LRX, la Evoque «segna un’audace evoluzione del design Range Rover attraverso nuove interpretazioni delle sue linee classiche, pur rimanendo strettamente fedele ai suoi valori». Si tratta, aggiunge, di «una nuova filosofia».
Questa è la più piccola, più leggera e più economica – anche in termini di consumi e quindi di emissioni – delle Range Rover in produzione. È anche la “meno” Range Rover di tutte e forse il successo riscosso al salone di Parigi, dove è stata presentata in prima mondiale, deriva proprio dalla sua immagine inconsueta, dal modo in cui il prodotto finito si può identificare – cosa rarissima nel mondo dell’automobile – con i bozzetti originali, cioè con i sogni.
«Quando entrai alla Land Rover – spiega McGovern – mi resi subito conto che il filone principale del design era dettato da una filosofia legata a tradizione e funzionalità. Bene, ma dovevamo decidere in quale direzione saremmo andati, quali sarebbero stati in futuro gli aspetti più rilevanti del design. Il concept LRX rappresentava il primo tentativo di dare al marchio un appeal anche per chi non cercava quel livello di funzionalità: si trattava, insomma, di riconoscere la tradizione ma interpretarla in chiave moderna e drammatica».
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