Auto e tecnologia digitale, un binomio sempre più sotto i riflettori. Lo si è visto anche nell’ultima edizione del Ces di Las Vegas, il salone mondiale dell’industria digitale che ha fatto da palcoscenico non solo alle novità Samsung, Lg o Sony, ma anche alle case automobilistiche, confermando un trend in atto da tre anni. Perché dall’elettronica applicata all’auto, alla gestione della sua dinamica e alla sicurezza si sta passando all’auto digitale, alla smart car, all’automobile intelligente, o almeno un po’ più intelligente e interconnessa. Quella che ci traghetterà verso la macchina che guida da sola (o quasi). Al Ces, ma anche al Mobile World Congress appena concluso a Barcellona, di cose interessati se ne sono viste tante e molte di queste sono destinate a cambiare l’oggetto-auto rivoluzionandone il design e aprendo nuove sfide tecniche, industriali e culturali.
Il tema caldo resta quello dell’autonomus driving e al Ces Mercedes-Benz e Audi hanno fatto praticamente a gara. La stella a tre punte ha svelato l’avveniristico concept F 015 Luxury in Motion, con sedili vis a vis in un abitacolo reinventato per agevolare l’interazione digitale con il mondo esterno. La casa dei quattro anelli ha portato, facendola viaggiare per 550 miglia, il suo concept di A7 Piloted Driving a guida autonoma, ma gli occhi erano puntati sull’edizione autonomous della Prologue, ovvero la concept car che racchiude in sé gli elementi di stile e, soprattutto, di tecnologia delle future vetture made in Ingolstadt. E fra queste c’è l’evoluzione del virtual cockpit che ha da poco debuttato su TT (ma anche su Passat e persino su Lamborghini Huracán).
Audi ha scelto di nuovo la piattaforma Nvidia, in questo caso la scelta è ricaduta su Tegra 4, un “Soc”, cioè system-on-chip (microcircuito integrato che racchiude un completo sistema di elaborazione dati e grafica). Si tratta di un’architettura usata in smartphone e tablet, aperta e scalabile, e in grado di diventare anche il cervello dell’auto che guida da sola. A proposito di tablet, la Prologue ne ha anche due ai posti posteriori. E se si parla di integrazione tra autovetture e smartphone e tablet, siamo entrati davvero nell’era delle “auto-mobili” dove i device personali non sono più elementi estranei ma vengono connessi e le loro funzioni replicate sul display del sistema di bordo. Fino a qualche mese fa sembrava che le case avrebbero dovuto optare per due tecnologie di sistemi di infotainment e di connessione con lo smartphone: Android Auto, variante automotive del sistema con il robottino verde di Google, oppure per Car Play di Apple, soluzione blindata, proprietaria e dedicata solo all’iPhone. E poi c’è MirrorLink, multipiattaforma, che non funziona con tutti gli smartphone ma è una bella promessa. Ovviamente pare assurdo che un’automobile, destinata a durare molto più a lungo di uno smartphone, debba essere equipaggiata con un sistema che oggi è aggiornato ma domani sarà obsoleto. Le case non possono fare in grande anticipo scelte di campo così nette in un terreno tanto magmatico e in rapida evoluzione come quello della telefonia dove oggi Android e iOS dominano il mercato, ma domani chissà quali saranno i leader. Forse il mondo degli smartphone avrà qualche altro nome di punta (la cinese Xiaomi, magari?) e sistema operativo di larga diffusione come per esempio, Tizen, fatto in casa da Samsung.
La tendenza in atto, di conseguenza, è integrare tutte le piattaforme in modo trasparente e aperto al futuro. Al Ces i costruttori, con Hyundai in testa, hanno di fatto dichiarato di aver imboccato questa strada e anche il produttore aftermarket Parrot ha puntato su questo con un’unità di infotainment che non fa guerre di religione tra Android e iOS.
Tra i temi cool, ma probabilmente non destinati a evolversi in modo dirompente, c’è anche quello dell’integrazione tra lo smartwatch, l’orologio intelligente, e l’automobile. BMW ha fatto una fuga in avanti con un sistema di remote parking comandato direttamente dal polso, tramite il Gear S, ovvero lo smartwatch top di gamma della Samsung che, entrata per prima in questo settore, ormai quasi due anni fa, si trova a competere con i tanti orologi intelligenti (Lg, Motorola, ecc.) e ha di fronte la temibile concorrenza di Apple che, forte del suo brand e del fatto di essere anche nel fashion business, non farà fatica a piazzare il suo Watch, lo smart-watch di Cupertino, al debutto questo mese.
Che il mercato degli smartwatch possa essere la next big thing dell’elettronica è dubbio, probabilmente resteranno prodotti un po’ di nicchia (ma mai sottovalutare la forza del marketing di Apple che potrebbe mettere le ali a un mercato finora sotto tono), ma perché mai uno dovrebbe far parcheggiare l’auto attraverso comandi touch impartiti dal super orologio, quando è indubbiamente più pratico farlo con lo smartphone, o più semplicemente a voce: “Ok, parcheggia”. Ovviamente dopo aver chiuso la porta. A proposito di serrature, dopo l’ormai onnipresente sistema keyless, la chiave diventa smart e digitale. Anzi, virtualizzata, e sarà dentro un’app, diventerà così un codice memorizzato in cloud trasmesso via Nfc (Near field communication) dallo smartphone alla vettura. E così non ci dimenticheremo più le chiavi e il tutto permetterà di memorizzare parametri personali (lo si fa anche ora su alcune vetture ultra premium), impostando ad esempio ventilazione, regolazione dei sedili e degli specchi direttamente dal touch screen del nostro device. E questo apre inquietanti scenari sulla sicurezza, perché la smart car è il prossimo bersaglio di hacker, nonché delle società produttrici di “antivirus”.
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