Dalla cintura alla coperta: il cammino di Volvo in tema di sicurezza, da quel brevetto del 1959 per le cinture che tutti usiamo (la casa di Göteborg non se lo tenne in esclusiva, ma permise che chiunque lo sfruttasse), ha fatto grandi passi e oggi si volge anche al futuro. Con la coperta di sicurezza, appunto, che fa il suo esordio sull’avveniristico concept 360c, per proteggere chi volesse dormire viaggiando in un veicolo a guida autonoma. Quel concept, come dice Robin Page, è «il messaggio Volvo per il futuro, per quando si tratterà di dare piacere e sicurezza all’automobilista anche quando non guiderà più».
Page, Senior Vice President Design, sottolinea che nella 360c si affronta in modo aperto il connubio fra sicurezza e design: «Prima – afferma – si pensava unicamente alla sicurezza fisica dei passeggeri. Ora dobbiamo andare un passo più avanti. Prendendoci cura di quelli che sono i bisogni dei nostri clienti in un’auto che fa tutto da sola. E’ quello che chiamiamo human care».
«Si è trattato», aggiunge Maximilian Missoni, Vice President Exterior Design, «di integrare elementi di sicurezza a 360 gradi – ecco il significato del nome che abbiamo dato al concept – nelle auto che, senza un guidatore, potranno avere forme e proporzioni differenti per massimizzare lo spazio interno».
E’ un nuovo traguardo nell’ambito che è da sempre il cavallo di battaglia in casa Volvo: «Ci sono molti strati di sicurezza nella storia delle nostre auto», spiega Missoni: «Si cominciò con lo studio di come perdere energia negli scontri ad alta velocità, poi si affrontarono gli incidenti a bassa velocità, per esempio con la deformazione del cofano. Vent’anni fa entrò in gioco la sicurezza non solo degli occupanti ma anche dei pedoni, che a tutt’oggi determina il design dei frontali. Più recentemente si è lavorato sulla sicurezza attiva, con radar e sensori integrati nel design».
Ora il futuro, per un concept a guida autonoma che deve rispondere a quattro diverse funzioni: pendolarismo, lavoro, intrattenimento e sonno. Per i pendolari bisogna offrire il modo di trascorrere gradevolmente il tempo di viaggio. Se l’auto diventa un surrogato dell’ufficio occorrono non solo un piccolo tavolo per conferenze ma anche uno schermo per proiezioni video e – perché no? – una macchina per il caffè. L’auto usata per l’intrattenimento può avere due divani, un tavolino, diventare più simile a un soggiorno o un ristorante. E il sonno? Bè, ci vuole un letto. Tutto questo in un’auto elettrica senza volante e pedali che può raggiungere i 300 chilometri orari.
Il progetto è stato avviato due anni fa. Dopo una serie di bozzetti e poi di modelli, ne è uscita questa vettura divisa in due da una striscia orizzontale destinata alle comunicazioni e, per gli interni, i quattro diversi temi d’impiego che potrà assumere». Tutto questo lavoro avviene in continua collaborazione con i designer: «I temi della sicurezza – dice Tisha Johnson, Vice President Interior Design – piuttosto che essere imposti in termini tecnici vengono discussi con noi, confrontati con le nostre esigenze di design. Tutto su una base scientifica, basandoci su statistiche mondiali degli incidenti: ricerca concreta più che percezione.
(Articolo completo in A&D n. 233)