LA MACCHINA DEL TEMPO

Un design d’altri tempi, linee ampie come se fossero state tracciate in un solo colpo, un’ambientazione surreale come quella di un film di fantascienza. Nessuno si stupirebbe se un Blade Runner stesse per salire in macchina. Invece, c’è la fotografa Esther Haase. Si trova di fronte alla Hyundai Ioniq 6, pensa, si avvicina alla macchina fotografica. Accanto a lei, una ballerina è seduta a terra, si stiracchia, si prepara. La fotografa immortala la Ioniq 6 in un mondo cyberpunk, dove l’auto e la ballerina giocano i ruoli principali. Riavvolgiamo un po’ la pellicola: siamo in uno studio fotografico a Londra, dove Esther Haase incontra per la prima volta la nuovissima Ioniq 6. Insieme a lei c’è anche il responsabile del design degli esterni Hyundai, Eduardo Ramírez. Insieme, i due hanno elaborato alcune idee iniziali su come immortalare l’ultima nata della famiglia Ioniq. La Ioniq 5 ha aperto la strada  del brand, mentre Ioniq 6 ha tracciato il passo successivo, ripensando il significato di mobilità e posizionandosi come leader nelle soluzioni di mobilità del futuro. La visione di domani è una visione di modernità e umanità, di sostenibilità, di efficienza snella e di spazio personale. Esther Haase si avvicina al veicolo, ne osserva il design, ne nota i dettagli. La silhouette della berlina elettrica ricorda le forme aerodinamiche delle Streamliner Moderne, uno stile nato negli Anni 20 che si preoccupava principalmente di migliorare la funzionalità e l’efficienza degli oggetti, riducendo la resistenza dell’aria come risultato principale.

«Ma questa è solo la prima impressione esteriore. Ho subito scoperto che si tratta di come viviamo oggi, di come ci muoviamo. Si tratta della mobilità moderna». Eduardo Ramírez aggiunge: «La forma segue la funzione. Questo è il fondamento del buon design». In questo caso, ciò significa: ciò che sembra una semplice prestazione stilistica crea efficienza. Quanto più facilmente l’aria può circolare all’interno del veicolo, tanto minore è il consumo di energia e maggiore è l’autonomia. Inoltre, l’architettura del veicolo, con il suo passo lungo e il tetto curvo, consente un design degli interni completamente nuovo. Un rifugio confortevole e spazioso su quattro ruote, uno spazio privato in un mondo moderno. «Ora manca solo una pianta d’appartamento al suo interno», commenta spontaneamente Esther Haase. Tocca le finiture interne, i rivestimenti dei sedili. «Abbiamo puntato sulla sostenibilità in ogni dettaglio», spiega Ramírez. Reti da pesca riciclate per la moquette, gomma organica per il cruscotto, vernice ricavata da oli vegetali per i pannelli delle portiere. «Naturalmente, un’auto è molto più di un oggetto funzionale», dice la fotografa. «È un prodotto emozionale. Completamente e totalmente. Perché? Perché un’auto è una rappresentazione di se stessi», riflette per un momento, poi continua: «Questa idea che l’auto sia una parte di te stesso si ritrova in molti mondi fantascientifici, come in Transformers. E poi, mi trovo davanti a quest’auto nel presente e vedo molto futuro in essa, vedo un mondo cyberpunk, con le megalopoli come sfondo. Penso a città incredibili come Seul, con i loro mondi luminosi di notte. E poi, c’è questa macchina metallica e lucente, con le luci interne che sembrano emettere scintille. Avete presente Zoë Kravitz nel ruolo di Catwoman? Interpreta un personaggio molto moderno, una donna che fa di testa sua. Mi piace la sua forza, la sua indipendenza, l’atmosfera rock’n’roll. È questa la sensazione che voglio creare».

L’immagine inizia a prendere forma: il veicolo si fonde con la città, la protagonista è una ballerina espressiva. Esther Haase sa tutto sulla danza. Si è formata come ballerina professionista e si è esibita sul palco per due anni prima di dedicarsi alla fotografia. «Si tratta del potere del movimento. La disponibilità al salto. Per me, questo rappresenta la forma di quest’auto: l’estensione della linea di flusso attraverso il corpo umano che salta, in abiti che diventano parte di questa dinamica». Eduardo Ramírez vuole sapere da chi altro trae ispirazione quando non si fa spiegare un’auto futuristica. «Film e libri. Amo le storie. Ma trovo ispirazione anche viaggiando in metropolitana. La metropolitana e la sua architettura sono di per sé fonte di ispirazione. I lunghi corridoi, le scale mobili, i flussi di persone. Osservo costantemente e raccolgo inconsciamente idee. Proprio ieri ho visto tre persone sedute l’una accanto all’altra, tre personaggi completamente diversi ma seduti fianco a fianco. Tutto questo è arte Questo è diventato un pezzo d’arte da solo. Come i tuoi schizzi, per esempio. È emozionante», dice Esther Haase, indicando i disegni che Eduardo Ramírez ha portato con sé, «sono vere e proprie opere d’arte, ma non è questo il loro scopo. Sono fatti per illustrare le nostre idee e sono strettamente riservati durante il processo di sviluppo», spiega Ramírez. «Ma ora che l’auto è stata presentata, possiamo mostrarli». E proprio così, Ioniq 6 diventa un nuovo capitolo. In termini cinematografici: il prequel.

Esther Haase è nata a Brema nel 1966, figlia di un’artista e di un professore di fotografia e design. Dopo essersi formata professionalmente nella danza classica, si è esibita sul palcoscenico per due anni prima di studiare graphic design con una particolare attenzione alla fotografia. Dal 1993, danza in giro per il mondo con la sua macchina fotografica e la testa piena di idee. Clienti commerciali ed editoriali internazionali, mostre e diverse pubblicazioni proprie, tra cui Sexy Book e Short Stories, hanno contribuito al crescente successo di Esther Haase. Per Hyundai si è ispirata alla nuovissima Ioniq 6 e ha lasciato che la sua visione artistica trasportasse l’auto in un mondo cyberpunk in cui l’estetica snella viene portata a una nuova forma di espressione attraverso il potere della danza.

Photo credit: David Goldman for ramp.pictures