Creare un modello completamente inedito riscoprendo un nome leggendario del passato. Per la nuova 600, rinata come crossover 68 anni dopo il debutto dell’originale firmata da Dante Giacosa, il team di design Fiat guidato da Francois Leboine ha affrontato una grande sfida. «Si trattava di progettare da zero un modello che avrebbe portato un nome mitico: 600», ci racconta Leboine che incontriamo al centro stile Fiat di Torino. Il progetto è iniziato nel 2020 tra le mille difficoltà imposte dalla pandemia: «Il tema è stato chiaro fin da subito – prosegue Alberto Dilillo, capo del design degli esterni di Fiat -: creare un Suv compatto elettrico (in alcuni mercati arriverà anche mild hybrid, ndr) che richiamasse nei dettagli la mitica 600, ma con un alto spirito innovativo».
Parente della 500 elettrica
La Fiat 600 racconta infatti una storia che parla di futuro pur conservando una connessione con il passato. La piattaforma e-CMP condivisa con il gruppo Stellantis non ha limitato la creatività dei designer che sono riusciti a creare un crossover afferente nelle forme alla “famiglia 500” differenziandolo al tempo stesso dalla cugina Jeep Avenger. «I volumi stondati, le superfici morbide e le forme dolci pongono la 600 in connessione con la 500 elettrica. I riferimenti sono chiari, ma non volevamo fermarci a una mera somiglianza: il nostro obiettivo era evitare che la 600 fosse percepita come sorella maggiore della 500», spiega Leboine. E così se i fari tondeggianti con la parte alta integrata nel cofano sono un netto richiamo alla mitica citycar di Torino, la cadenza della linea del tetto sul posteriore è stata studiata a lungo per ottenere la stessa forma tondeggiante che si osserva sulla 600 di Dante Giacosa.
Più lunga, più proporzionata
«Un anno dopo l’inizio del progetto non eravamo pienamente soddisfatti della soluzione trovata per il posteriore. La rotondità di tutti gli altri volumi non si sposava del tutto con la forma del retro: avevamo bisogno di più spazio per realizzare quello che avevamo in mente», spiega Dilillo. E così sono bastati 50 millimetri in più di lunghezza per portare a compimento il progetto: «Sufficienti per realizzare un montante C che potesse riprendere quello della 600 originale creando un legame con la storia e al tempo stesso dando alla vettura proporzioni più slanciate».
Dna Fiat
L’evoluzione del posteriore non è stato l’unico elemento di discussione. Se i primi modelli di stile prevedevano un anteriore dai volumi completamente pieni, la soluzione finale adottata ha optato per l’inserimento di una superfice concava che richiamasse “l’omega” tipico del frontale della 500 del 1957. «Dona alla 600 una maggiore presenza su strada e un look più assertivo. Per lo stesso motivo abbiamo allargato le carreggiate e reso le profilature dei parafanghi più evidenti. Il risultato è un crossover atletico che non ha generi di riferimento, non è uguale a nessun altro ed è cool», prosegue Leboine.
Addio al grigio
Atletica sì, ma non sportiva, motivo per cui alcuni elementi di carattere sono stati sapientemente camuffati: «Ecco perché abbiamo deciso di nascondere lo spoiler utilizzando il colore nero», spiega Dilillo. La 600 segna una svolta storica per Fiat anche per il capitolo colo-ri: «Con questo modello diciamo addio al grigio, una cromia che da questo momento in poi non vedremo più sulle nostre vetture», spiega Edoardo Spolitu, responsabile del Colour&Trim per la Fiat 600 che è disponibile in sette colorazioni: arancio, sabbia, azzurro, verde mare, nero, bianco e rosso.
Interni ispirati all’antenata
La stessa connessione con l’heritage del marchio si ritrova nell’abitacolo, come ci racconta Michele Longo, capo del design degli interni di Fiat e Abarth: «La parte alta della plancia richiama il mondo 500, così come le bocchette dell’aria condizionata, il display da 10,25 pollici flottante posizionato al centro e il volante a due razze. Per la strumentazione digitale (7 pollici) abbiamo invece seguito l’impostazione della 600 originale con il cluster non completamente inglobato nella plancia». Una rivisitazione del passato in chiave attuale che si ritrova anche nei sedili: «Il logo 600 impunturato nello schienale la lega alla storia, mentre l’utilizzo di tessuti provenienti da PET riciclato la proietta nel futuro», conclude Edoardo Spolitu.
(Articolo completo in A&D no. 262)