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Come si evolverà la station wagon nel futuro? Se lo è chiesto Opel, costruttore ai vertici delle classifiche europee delle vendite di questa tipologia di vetture, e per dare una risposta concreta al quesito il suo design centre ha realizzato Signum, prototipo di ricerca che ipotizza in chiave futuribile una station wagon di classe superiore.

2008199702_Opel_Signum Le indagini condotte da Opel nel segmento delle familiari in Europa, hanno rilevato che il pubblico ricerca in queste vetture nuovi contenuti che vanno al di là delle consuete caratteristiche di spazio e praticità, doti ormai date per scontate in una station wagon. In particolare, per la fascia delle vetture più grandi, i sondaggi indicano una crescente richiesta per contenuti più vicini ai nuovi stili di vita, che combinano attività lavorativa, famiglia, sport e tempo libero con le esigenze di mobilità e comunicazione.

“Il briefing che ci siamo posti per la Signum teneva conto di tutte queste esigenze”, spiega George Gallion, vice direttore del design Opel. “Oltre alla definizione futuristica del tema station wagon, ci siamo posti come obbiettivo la ricerca di un nuovo linguaggio formale Opel, che fosse espressione stilistica dei prossimi prodotti del marchio, prima tra tutti la nuova Astra che debutta al salone di Francoforte”.

La fase iniziale del progetto si è svolta al Technical Development Center Opel di Rüsselsheim, quindi il progetto è stato trasferito – con un team di designer e ingegneri al seguito – in Italia alla Stile Bertone, dove si è svolto tutto l’iter di sviluppo sino alla costruzione del prototipo funzionante.

A ribadire che gli intenti di concretezza della Signum vanno oltre la semplice esercitazione stilistica, al prototipo è stato assegnato anche il compito di sperimentare e approfondire una serie di aspetti tecnici e meccanici, quale, ad esempio, l’adozione della trazione anteriore, sempre più accettata dal pubblico nelle berline di segmento alto.

Sulla Signum ha fatto il suo debutto mondiale il motore Ecotec turbodiesel V6 di 3000 cm3 con 4 valvole per cilindro e iniezione diretta “common rail” messo a punto dai tecnici del reparto studi avanzati del Technical Development Centre Opel, che ne stimano la potenza in 175 CV, con una velocità massima di 230 km/h e un consumo medio di 6,6 litri per 100 km.

I tempi di gestazione della Signum sono stati estremamente brevi: appena cinque mesi dal concetto alla costruzione del prototipo. “I designer hanno avuto due settimane per presentare le loro proposte in scala 1:3”, racconta Gallion. “Il modellino prescelto è stato sottoposto ai rilievi digitali per poter fresare la maquette in gesso a grandezza naturale. La modellazione della prima metà è avvenuta in otto giorni, quindi si è proceduto all’esecuzione dell’altra fiancata”.

Come base meccanica per la costruzione del prototipo è stato utilizzato il pianale della Vectra allungato ed allargato. Partendo da un’architettura che privilegia un passo lungo (293 cm, 20 cm in più rispetto alla Omega Station Wagon) e degli sbalzi contenuti, è stato definito un corpo vettura con un cofano corto, un parabrezza molto inclinato e un portellone dominato da un’ampia superficie vetrata.

I connotati della Signum sono forti, semplici ma marcati, con un frontale in cui dominano la mascherina trapezoidale Opel – messa in rilievo dalle nervature del cofano e dall’incastro nella fascia paraurti – e i due fari di forma allungata. Il profilo a cuneo è rafforzato dai montanti anteriori sottili e quelli posteriori più robusti, questi ultimi innestati su delle ampie “spalle” modellate intorno ai gruppi ottici di coda.

“Per definire il design dell’interno – prosegue George Gallion – abbiamo ricercato uno stile che si armonizzasse con il linguaggio formale dell’esterno: curve ampie, superfici tese e raccordi netti”. Il briefing prevedeva inoltre che il prototipo avesse un alto contenuto di dispositivi elettronici “hi-tech”, comportando un ripensamento della plancia e della sua tradizionale disposizione dei comandi. “Abbiamo deciso di creare una plancia semplice e pulita per renderla il più possibile “driver-friendly””.

The article continues in Auto & Design no. 105