Il mercato automobilistico cinese è in continuo fermento, seppur con fasi alterne di euforia e depressione, e i saloni dell’automobile che si tengono nel Paese più popolato al mondo sono sempre più strategici e internazionali. Auto & Design pubblica su questo numero un resoconto dell’edizione 2005 del Shanghai Auto Show mirata a capire il punto di vista del pubblico cinese nei confronti di un mezzo ancora poco diffuso come l’automobile privata.
“Non c’è una formula precisa per stilare statistiche e ricerche di mercato sulle preferenze del pubblico cinese in fatto di automobili, non ci sono regole precostituite data la vastità demografica del Paese, né dati sensibili acquisti sul posto da usare per fare confronti, spesso non ci sono nemmeno ragioni se un’auto si vende oppure no. Inutile lambiccarsi il cervello con i nostri strumenti di analisi sofisticati e consolidati in decenni di marketing. Meglio fare le valigie e andare là, in fretta. Perché sì ora i costruttori cinesi operano nel caos, certo copiano (come tutti prima di loro), e spesso si fanno aiutare dall’estero, ma la velocità di apprendimento è sconcertante e appena tireranno le somme di questi primi anni di vita, freschi di diploma e pieni di energie si metteranno a progettare automobili che non saranno capolavori ma costeranno poco e chissà potranno anche dare spietata battaglia sui prezzi fuori dai confini nazionali”.
“Non importa troppo, a questo stadio del nascente boom automobilistico cinese, che una vettura sia di marchi nazionali come Great Wall, Hafei o Changfeng piuttosto che della Mitsubishi, della Mazda o della Citroën. Quello che importa è che non sembri povera e antiquata, di qualunque segmento si tratti, e che faccia apparire chi la guida più benestante e moderno di quanto non sia.”
L’articolo continua su Auto & Design n. 153
