L’ultimo giorno dello scorso anno è venuto a mancare Ettore Sottsass, uno dei grandi architetti e designer italiani. Il suo percorso umano e professionale lungo quasi un secolo, dalla nascita a Innsbruck nel 1917, è stato connotato dalla capacità di dialogare con la cultura d’impresa, industriale – da Olivetti ad Alessi – oppure artigianale, e di alimentare, al tempo stesso, una personale ansia di ricerca, sperimentazione e alfine di senso.
Questo lo ha spinto a muoversi in ambiti molti differenti, coltivando relazioni e culture assai diverse: dalla “scuola” d’arte e pittura con Luigi Spazzapan alla frequentazione, attraverso lo speciale trait d’union di Nanda Pivano, con la beat generation americana; dalle esperienze d’Oriente alla costruzione del melting pot culturale e progettuale attorno al gruppo Memphis. Una situazione “rivoluzionaria” che al principio degli anni Ottanta richiamò in Italia progettisti da tutto il mondo per conoscerla da vicino.
Dopo la prima esperienza in America – nel 1956 era approdato a New York nello studio del designer George Nelson -, tornato in Italia Sottsass avvia una durevole e significativa collaborazione con Olivetti, quale consulente-capo del settore macchine per ufficio, che sfocia prima nell’Elea 9003, il primo computer italiano, poi in una innumerevole serie di altre macchine, come Praxis, Tekne e Valentine (la macchina per scrivere “rossa” dall’accattivante estetica pop), ma anche nel progetto di vari sistemi d’arredo per ufficio.
Contemporaneamente porta avanti degli studi sulla ceramica, che decora con colori e forme attinti dalle sue peregrinazioni e dall’incontro con altre culture. È la svolta verso un nuovo linguaggio, fuori ormai dall’eleganza del bel disegno e dalla compostezza formale della tradizione che Sottsass nutre con suggestioni di viaggi, di civiltà, di segni calati dalla strada al progetto.
L’articolo continua su Auto & Design n. 169