Quando “tutto sembra essere stato progettato”, tutto detto, dalle Thonet alle sedute-machine lecorbuseriane, dalle reintepretazioni pontiane della sedia tradizionale fino alle più recenti riflessioni sull’archetipo di Enzo Mari, ecco comparire ancora nuovi esemplari.
Stupisce come la sedia, tema d’elezione per gli esercizi di tutti i grandi – e piccoli – Maestri del design, sappia rinnovarsi e riproporsi ogni anno, in occasione del Salone del Mobile, sfoggiando vesti differenti, a volte inedite, a volte rivisitazioni di un passato lontano e recente.
Oggetto non certo superfluo, la sedia – parte di quell’equipement du logis (attrezzatura minima dell’appartamento – che non manca di abitare ogni genere di spazio, dal più modesto al più lussuoso, dal pubblico al privato, oggi grazie alla continua ricerca sui materiali e sulle tecnologie, occupa un ambito importante e variegato nel settore dell’arredo, capace di rispondere alle esigenze più disparate.
Atteggiamenti diversi hanno caratterizzato la risposta 2008 al tema progettuale della seduta: attenzione alle tecnologie d’avanguardia con un occhio al trattamento superficiale, reinterpretazione del concetto di solidità, riproposizione di modelli storici attualizzati o richiami a materiali e forme anni cinquanta.
Ami ami, il cui nome giapponese significa “tessere”, è una sedia in policarbonato trasparente progettata dall’ormai noto designer nipponico Tokujin Yoshioka, che per Kartell sintetizza una ricerca tecnologica complessa (per poter realizzare la seduta interamente in policarbonato) con una delicata interpretazione stilistica della trama e dell’ordito di un tessuto, segno ricorrente nella cultura giappponese.
L’articolo continua su Auto & Design n. 172