LA GT DI DOMANI SECONDO GIUGIARO (Auto&Design no.196)
«Ci sono designer che esprimono concetti molto liberi, con l’intento di influenzare poi chi lavora ai prodotti di serie. Io appartengo alla vecchia generazione, mi piace partire da una base esistente per realizzare un prototipo innovativo». E di concept car innovative Giorgetto Giugiaro ne ha all’attivo un numero impressionante, oltre cento tra modelli e prototipi di ricerca, per citare solo quelli che ha realizzato con la sua Italdesign a partire dal 1968, e che continua a creare anche ora che l’azienda è entrata a far parte del gruppo Volkswagen.
Ultima in ordine di tempo la Brivido, granturismo rossa fiammante con prestazioni da supercar e un’abitabilità sorprendente, con cui Giugiaro ha voluto portare avanti la ricerca in ambiti che lo vedono impegnato da sempre, primo tra tutti lo studio del massimo sfruttamento dello spazio interno, unito ad un agevole accesso a bordo. Questa volta, dopo precedenti esercizi su auto compatte, vedi Tex e Go presentate lo scorso anno, il tema è stato svolto su una vettura lunga circa 5 metri e larga quasi 2 (4980 mm x 1960 mm per l’esattezza, a fronte di un’altezza di 1298 mm) e con un passo generoso, 2910 mm.
Una volta definito il package, Giorgetto Giugiaro si è messo al lavoro sul suo tecnigrafo, uno strumento che non ha mai abbandonato e che usa da sempre con grande abilità, «di solito per il primo disegno facciamo a gara con chi usa il computer e finisco prima io», dice divertito, precisando che gli strumenti informatici diventano preziosi subito dopo, quando si tratta poi di sviluppare il concetto. Già dalle viste ortogonali realizzate a matita si percepiscono tutte le caratteristiche della Brivido, pensata per offrire quattro comodi posti e ampio spazio per i bagagli. Equipaggiata con propulsione ibrida, alloggia nell’ampio volume anteriore il motore termico V6 3 litri da 360 CV, celato da un cofano dal design particolare, con un’ampia porzione centrale a V in alluminio satinato. Non si tratta di capriccio stilistico, spiega Giugiaro, ma di una soluzione tecnica indotta dalle normative: «Il “doppio cofano” ci ha evitato di far crescere l’altezza di 30-40 mm per ovviare al problema dei punti duri. La parte rossa si solleva in caso d’urto pedone per ammortizzare l’impatto, con un sistema di sicurezza attivo».