Il car design vive di lavoro di squadra, in antitesi con il distanziamento sociale imposto dal dilagare della pandemia del coronavirus. Come cambia l’attività creativa in smart working? Che conseguenze avrà sulle forme delle vetture di domani? Auto&Design ha posto queste domande a responsabili del design di case automobilistiche e centri stile indipendenti. Ecco l’esperienza di Klaus Busse, responsabile del design del gruppo Fca per l’Europa.
Come è cambiato il vostro modo di lavorare durante questo periodo di chiusura?
Le prime settimane sono state logicamente le più complesse perché dovevamo assicurarci che tutte le persone stessero bene e organizzare in maniera approfondita tutto il nostro lavoro per rimanere comunque operativi. Superata questa fase sono rimasto incredibilmente sorpreso di come le cose andassero bene e fosse tutto regolare. Abbiamo previsto diverse riunioni in cui ci confrontiamo continuamente sui progetti. Siamo subito entrati in sintonia con questi mezzi di comunicazione e li sfruttiamo appieno.
Tuttavia mi manca molto il linguaggio del corpo che per me è fondamentale e non traspare completamente da una webcam. Quando facciamo le sessioni di brainstorming dove ci sono diverse idee da valutare ho bisogno anche di questo linguaggio che in questa fase è assente.
Credi che questo periodo avrà un’influenza sul design delle vetture?
Se parliamo di forme fisiche e linee non credo che questa pandemia avrà degli effetti diretti su di esse. Penso tuttavia che in termini di creatività e di progettazione questo periodo potrebbe avere delle influenze e sicuramente sarà un fenomeno da analizzare attentamente. La pandemia ci ha costretti a uno stop e a riflettere un po’ di più su noi stessi, come designer, come team di lavoro. Credo che una crisi di qualsiasi tipologia possa trasformarsi in un’opportunità per la comunità creativa: abbiamo il compito di proporre soluzioni innovative che a volte possono diventare delle risposte. Quando è iniziata la pandemia abbiamo organizzato dei meeting virtuali con lo studio in Cina per comprendere meglio la situazione visto che erano avanti a noi di qualche settimana. Oggi parliamo costantemente anche con gli Stati Uniti e cerchiamo di ipotizzare quali nuove esigenze porterà questo virus.
Il team di design utilizza degli strumenti specifici?
Uno degli aspetti più belli di questo periodo storico è che la tecnologia necessaria per il nostro lavoro è facilmente trasportabile. Siamo quindi riusciti ad avere tutto il necessario per rimanere operativi: nel mio caso è bastato un computer e uno schermo ad alta risoluzione per poter analizzare in maniera approfondita forme e colori, altri invece hanno portato a casa dallo studio anche le tavole Wacom e alcuni tablet.
Te la sentiresti di validare un modello per la produzione in maniera totalmente digitale?
Dipende. Nel nostro portfolio di marchi abbiamo brand completamente differenti tra loro. Non mi sentirei mai di dare la mia approvazione per un’Alfa Romeo senza averne prima accarezzato le superfici dal vivo, mentre ad esempio la Fiat Centoventi, concept car che abbiamo presentato al Salone di Ginevra 2019, è stata sviluppata interamente in digitale. Alcuni brand sono adatti allo sviluppo smart e virtuali senza rischiare di fare errori o di snaturare il marchio, altri invece richiedono assolutamente un’interazione umana e fisica.
Quanto è importante per un designer l’ispirazione dall’esterno?
Certamente i viaggi, le visite ai musei o le esperienze vissute in maniera umana con le persone sono una grande fonte di ispirazione, la vera benzina per noi creativi. In questo periodo però possiamo trovare l’ispirazione in molte altre diverse esperienze come la lettura di un libro o nel meraviglioso mondo che troviamo online. Dobbiamo tuttavia sempre cercare di preservare la nostra identità per differenziare i nostri prodotti a prescindere dalle diverse fonti d’ispirazione che troviamo.