Durante la cerimonia d’assegnazione dei premi Car Design, Auto&Design ha allestito a Milano un incontro sul tema “Emotional connections – Il design emotivo”. Come nelle scorse edizioni, la discussione si è animata all’interno del prestigioso ADI Design Museum, accanto agli oggetti vincitori del Compasso d’Oro nel tempo, con il coinvolgimento di attori e attrici appartenenti ad ambiti molteplici, non solo legati alla mobilità. Partecipavano infatti: Domitilla Dardi, storica del design; Joaquin Garcia, a capo dello stile di Italdesign; Eugenio Lolli, presidente e amministratore delegato di Alcantara; Andrea Rosati, alla guida del design strategico di Lotus.
A strutturare il tema, un’interessante dicotomia dei nostri tempi: per un verso le vetture si fanno sempre più tecnologiche (a partire da assistenti virtuali e ausili alla guida), per l’altro cresce la cura dei progettisti verso esperienze umane a bordo. In che modo interagiscono tali sfere diverse e complementari?
Lolli, alla guida di un’azienda raffinatissima e partner dell’evento, inizia illustrando con un video i processi che avvicinano il materiale alla sensibilità di chi elabora o fruisce il risultato finale, ovvero attraverso una flessibilità in grado di appagare molteplici identità personali o di marca. Approccio perfetto affinché Dardi rimarchi l’importanza di «creare connessioni guardando ai campi limitrofi», per esempio formulando il discorso sull’automobile a partire dall’interno e dal “domestico”. Non mancano gli esempi storici in tale direzione, fra cui la celeberrima Kar-A-Sutra di Mario Bellini (1972), anticipatrice delle monovolume giocata sull’idea che il corpo potesse assumere nell’abitacolo diverse posizioni. Anche la nozione di «buon senso» – riportata ancora da Dardi con riferimento alle invenzioni di due donne, a fine Ottocento: l’impianto di riscaldamento dell’abitacolo da parte di Margaret Wilcox e del tergicristallo di Mary Anderson – esemplifica una modalità non scontata del rapporto uomo-macchina.
Su questo punto s’innesta il punto di vista di Garcia, concorde sulla ragionevolezza concreta poiché «l’importante non è il prodotto, ma ciò che la gente fa con esso», dunque bisogna «esplorare fino in fondo il comportamento degli utenti» e renderlo centrale. Più avanti il concetto riemergerà fra le sue parole in una chiave assai interessante, secondo cui «la razionalità rappresenta essa stessa un’emozione» e il rapporto con le persone si crea pure «nel possedere un oggetto per lungo tempo, affezionandosi», dunque rispettando un criterio apparentemente “freddo” di sostenibilità e durata. Prima, però, spetta a Rosati suggerire un’ulteriore riflessione: se qualcuno (soprattutto i più giovani) si allontana dal legame emotivo con l’automobile, l’interesse si può ricostruire raccontando le storie dietro una creazione in metallo, con speciale riguardo per valori partecipativi quali collaborazione e coraggio.
Sempre moderato da Silvia Baruffaldi, direttrice di Auto&Design, il dibattito si snoda poi intorno alla «centrale dimensione del sentirsi al sicuro, in senso fisico e non solo» (Dardi), all’auto «estensione della casa» (Lolli), al proponimento che i designer diventino «meno egoriferiti, riducendo la spettacolarità delle plance per concedere ai passeggeri di concentrarsi sull’esterno» (Garcia), all’impiego di soluzioni avanzate ma votate all’umano, come «sedili con imbottiture ad aria capaci di vibrare gentilmente per inviare segnalazioni relative alla guida grazie a un tessuto con camere d’aria integrate, che dunque impiega l’aria come materiale. Siamo infatti partiti dal concetto di auto da indossare, il nostro co-fondatore Colin Chapman diceva che una Lotus si indossa come un guanto» (Rosati).
Un caleidoscopio di spunti quantomai variegato e certamente foriero di futuri sviluppi, che si conclude con un promettente intervento di Dardi: «Ormai si procede verso il “technocraft”, termine capace di fondere modernità assoluta e artigianato». Quindi «i materiali sintetici perderanno l’aura negativa associata al “finto”, generando, anziché un effetto imitativo, una sorta di “super-natura”». Presto si capirà quanto una simile tendenza possa dispiegarsi sull’automobile e sull’interesse personale che suscita.




