“La show car è la realizzazione di un sogno dei designer. Poi, perché il sogno si avveri, si cerca di trasferire per quanto più possibile il concetto al prodotto di serie”.
Per Michael Mauer – 33 anni di cui dieci trascorsi al design Mercedes-Benz dopo il diploma alla scuola di Pforzheim – il sogno è diventato realtà il 22 aprile scorso, quando, a due anni dalla presentazione della concept car omonima, la SLK è stata svelata al pubblico diventando il vero evento clou del Salone di Torino.
Michael Mauer è il responsabile di uno dei tre studi in cui si articola il design Mercedes per le autovetture (gli altri due sono guidati da Karl-Heinz Bauer e Dieter Futschik, quest’ultimo responsabile dello sviluppo della SLK concept), a cui sovrintende Peter Pfeiffer, a capo anche dei progetti per i veicoli industriali.
Mauer è succeduto a Murat Gunak, quando questi ha lasciato la Mercedes per assumere la direzione del centro stile Peugeot. I primi bozzetti del progetto R170, per un roadster compatto, indirizzata ad un target più giovane rispetto al cliente medio Mercedes-Benz, sono datati fine ‘91 / inizio ‘92.
Da questi, è stata realizzata una dozzina di modelli 1:5, dei quali cinque riproposti a grandezza naturale a metà del ‘92. Lo stile definitivo è stato congelato all’inizio del ‘93, un anno prima della presentazione, al Salone di Torino del 1994, della SLK in versione concept.
“Volevamo mostrare al pubblico che la Mercedes stava facendo una vettura di questo tipo e che sarebbe valsa la pena di attendere l’uscita del modello di serie, date le numerose proposte della concorrenza”, racconta Mauer.
“Il ruolo di quella concept car era di creare delle aspettative, non di testare le reazioni del pubblico per decidere le sorti del modello di serie”.
Come in ogni progetto, il punto di partenza è stato il package della nuova vettura, sviluppata sul pianale accorciato della classe C (il passo è di 2400 mm invece dei 2690 mm della berlina) e opportunamente modificato per rispondere alle esigenze di marcia della roadster. Il tetto retraibile, vero gioiello della vettura, era parte integrante del briefing sin dall’inizio del progetto.
Il marketing ha ampiamente illustrato ai designer il target di età a cui la vettura era destinata: un pubblico giovane, con conseguenti esigenze di contenimento dei costi. L’obbiettivo era di fare un roadster piccolo, dallo stile personale, tecnologicamente avanzato e finalizzato al piacere di guidare, senza però creare una sorella minore della SL.
E’ facile immaginare l’entusiasmo dei giovani designer per il progetto: per loro è molto più facile identificarsi in un soggetto come questo che in una berlina di alta gamma.
“Naturalmente, abbiamo guardato alla ricca tradizione Mercedes, con un occhio a ciò che stavano facendo i marchi concorrenti”, dice Mauer.
“Il nostro obbiettivo, però, era di sviluppare una vettura nuova e non una versione attuale di un modello già esistente”.
Il concetto ideato dal suo team (composto da una decina di designer e sette modellisti) è quello prescelto per lo sviluppo dopo attente discussioni con il direttore del design Bruno Sacco e Peter Pfeiffer, anche se alcuni dettagli provengono da altre proposte.
L’articolo continua su Auto & Design n. 98