L’aria è calda, il paesaggio e l’atmosfera sono quelli tipici della costa della California del Sud. L’auto, invece, è del tutto insolita, benché il suo aspetto faccia appello all’immaginario “americano” di noi europei. Impossibile passare inosservati in una hot rod scoperta viola metallizzato. Dalle auto che si affiancano ai semafori, la gente mostra il pollice levato e abbassa il finestrino per esprimere con entusiasmo la propria approvazione con un’espressione tipicamente americana e intraducibile: “It’s cool!”.
Originale, divertente e accattivante, la Plymouth Prowler è una vettura concepita per chi vuole distinguersi e farsi notare. Ideale quindi anche per rivitalizzare un marchio e attirare l’attenzione su una gamma interamente rinnovata. Prowler è il primo modello disegnato appositamente per il marchio Plymouth dopo la Barracuda del 1969 e il suo progetto ha suscitato un grande entusiasmo in quanti vi sono stati coinvolti, dai designer agli ingegneri, agli uomini del marketing, sino ai vertici aziendali, come ha dimostrato l’entrata in scena al salone di Detroit di Bob Lutz e Bob Eaton – presidente e direttore generale della Chrysler Corporation – a bordo della Prowler con tanto di occhiali scuri, per annunciare ufficialmente la produzione del modello.
I primi due prototipi funzionanti sono stati presentati alla stampa l’estate scorsa nell’area di San Diego, terra natale della Prowler. Il suo concetto è infatti opera dello studio californiano Chrysler Pacifica, al cui team di design (tredici persone, guidate da Tom Tremont) nel maggio 1990 è stato affidato il compito di creare delle proposte per dei nuovi veicoli di nicchia. Nel giugno seguente, tredici concetti sono stati visualizzati sotto forma di modelli in scala, sei dei quali ambientati in uno specifico “diorama”, una sorta di scenario con fondale fotografico che identifica il contesto in cui la vettura si inserisce idealmente.
I temi esplorati erano molto vari, dal veicolo per disabili pensato per quei giovani appassionati di sport estremi vittime di incidenti, alle vetture per il lavoro e il tempo libero. Tra tutte si è distinta la hot rod proposta dal giovane designer Kevin Verduyn, presentata al management l’anno seguente come modello 1:1. E’ da questo momento che la vettura assume il nome Prowler, il felino pronto al balzo, aggressiva due posti scoperta dalla cintura alta, con pianta triangolare e un frontale che ricorda le Cord degli anni 40, affiancato dai due parafanghi staccati dal corpo vettura e protetto dai due baffi paraurti.
La Prowler fa il suo primo debutto al salone di Detroit nel 1993 come concept car di cui si ipotizza già una costruzione in piccola serie, confermata tre anni dopo. Sin dall’inizio, la hot rod è stata progettata per impiegare il maggior numero possibile di elementi dei modelli di serie delle gamme Chrysler – le sospensioni posteriori indipendenti sono quelli di Stratus e Cirrus, sterzo e pinze dei freni sono dei minivan, cambio e trasmissione della Vision, parte degli ammortizzatori della Viper, ecc. La Prowler sarà prodotta dall’inizio del prossimo anno al Conner Avenue Assembly Plant, lo stesso stabilimento di Detroit dove sono assemblate le Viper RT/10 e GTS.
Priva di hard-top (“sarebbe fuori luogo su una vettura così”, dicono i designer), la Prowler dispone di una capote in tela da utilizzare in caso di necessità senza che la vettura ne rimanga avvilita esteticamente, a differenza della maggior parte delle roadster tradizionali. E’ invece disponibile un carrello porta-bagagli da traino, indispensabile per chi voglia viaggiare con un qualcosa in più della giacca a vento che il quasi inesistente vano posteriore della Prowler è in grado di ospitare.
Non è prevista l’esportazione della Prowler al di fuori del mercato americano. Si tratta di un oggetto esotico, nato per vivere nel contesto del Nuovo Continente, proprio come il modellino del concetto iniziale si inseriva nel suo diorama. Portarla sulle nostre strade sarebbe fuori luogo quanto EuroDisney nella campagna parigina, una fetta d’America isolata nel cuore della vecchia Europa, lontana dal sole della California e della Florida, slegata da ogni riferimento ambientale e culturale.
L’articolo continua su Auto & Design n. 100