Cinque concept car per attirare l’attenzione, un truck per divertire e due berline per stupire definitivamente il pubblico. E’ il programma Chrysler al Detroit International Auto Show 1997, svoltosi nell’arco delle tre giornate stampa e iniziato addirittura la domenica precedente, quasi a voler rubare quotidianamente la scena agli altri espositori. E, di fatto, l’operazione è riuscita grazie a due carte giocate in maniera vincente: design e comunicazione. Tre delle concept car presentate sono illustrate in questo numero di Auto & Design – Plymouth Pronto, Dodge Copperhead e Chrysler Phaeton – mentre nel prossimo saranno pubblicate le design story delle Jeep Icon e Dakar e delle berline di serie Concorde e Intrepid. “La nostra ricerca continua ad investire tutte le diverse tipologie di autoveicoli”, dice Neil Walling, direttore dell’advanced design Chrysler, nonché responsabile dello stile delle vetture grandi, piccole e dei minivan.
“La Plymouth Pronto è stata disegnata dal nostro studio californiano Chrysler Pacifica. Esplora un concetto per i giovani clienti al primo acquisto che vogliono un veicolo per usi specifici senza essere necessariamente legati alle solite vetture e, inoltre, essendo all’inizio della loro attività lavorativa, non hanno grandi disponibilità economiche”.
La ricerca alla base della Pronto è stato lo studio approfondito sulle esigenze del pubblico giovane. “Si spostano spesso in gruppo e vogliono spazio per i loro amici. In America, c’è una “taglia minima” per le vetture e riteniamo sia rappresentato dalla Neon. La gente non accetta un sedile posteriore sacrificato”, prosegue Walling. “Abbiamo quindi preso il pianale della Neon per sviluppare un’auto un po’ più corta ma più alta, pur conservando lo stesso comfort interno.
I risparmi operati in alcuni elementi ci hanno consentito di investire in altri di maggiore interesse per il nostro cliente target, come il tetto apribile o le ruote da 18”. La ricetta della Pronto è questa: un giovane acquirente è disposto a spendere soldi soltanto per quello che gli interessa davvero”. Come i designer sanno bene, fare una vettura economica è più difficile che cimentarsi con l’alto di gamma. ”
Tutti i costruttori vorrebbero fare delle “entry level”, il basso di gamma, che in realtà è rappresentato dall’usato. Poi il arriva ad un punto in cui preferisce avere una vettura economica nuova piuttosto che una usata di due anni. Il punto chiave è di riuscire ad offrire delle vetture di base che siano sufficientemente innovative, diverse nell’estetica e con un mix di soluzioni tali da non avere eguali sul mercato dell’usato”. Stile originale ad un prezzo accessibile anche per il roadster due posti Dodge Copperhead.
“E’ una vettura che guarda alla tradizione di alcuni modelli dei primi anni 60, periodo in cui ho iniziato ad interessarmi attivamente di automobili”, dice Neil Walling, 53 anni, entrato al design Chrysler nel 1966 fresco di diploma dell’Art Center College. “Auto come la Austin Healey 3000 ed alcune Jaguar avevano proporzioni eccezionali, dote che caratterizza anche la nostra Plymouth Prowler. Abbiamo deciso di mantenere le stesse proporzioni della Prowler e di reinterpretarle in una sportiva.
Gli assali sono spostati ai limiti del telaio eliminando quasi gli sbalzi, tanto che la carrozzeria sembra “aggrappata” al pianale”. La Chrysler Phaeton guarda ad un passato ancora più lontano, riproponendo il concetto “dual cowl” che risale agli anni 30.
E’ un lussuoso cabriolet quattro porte con doppio abitacolo in cui una seconda paratia con parabrezza, inserita dietro i sedili anteriori, protegge gli occupanti posteriori dai flussi d’aria. “Erano vetture per i clienti facoltosi che si servivano dell’autista. Una tipologia che si è persa quando hanno iniziato a scomparire i carrozzieri”, spiega Walling. “Per noi è stato interessante lo studio della struttura necessaria per realizzare un cabriolet partendo da una quattro porte”.
Lo stile della Phaeton è molto particolare, con elementi rétro, volumi arrotondati e linee tese. “Non usiamo espressioni particolari per definire il nostro stile, come fa Ford con l’edge design; preferiamo riferirci alle proporzioni, come abbiamo già fatto introducendo il tema del cab-forward, l’abitacolo avanzato”. Chi ha lavorato ai concetti delle nuove concept car?
In Europa i designer americani sono numerosi, ma non si può dire che oltreoceano avvenga il contrario: “Non abbiamo molti designer europei perché non è facile ottenere permessi di soggiorno che consentano loro di lavorare. Molti nostri designer si sono diplomati al Center for Creative Studies, la scuola di Detroit, alcuni all’Art Center College di Pasadena. La filosofia scolastica è diversa rispetto all’Europa, dove si consegue un diploma di scuola superiore prima di frequentare una scuola di design. Qui i ragazzi accedono direttamente ai corsi di transportation design”.
Anche se, a differenza delle altre due “Big Three”, Chrysler non ha una divisione europea e ha scelto di mantenere la sua identità americana, molti suoi prodotti si rivolgono anche all’Europa. Quanto influisce ciò sul design dei nuovi modelli? “Il nostro mercato è chiaramente l’America, ma abbiamo dei prodotti “universali””, conclude Walling.
“Man mano che il business qui e oltreoceano continuerà ad espandersi, cambieremo di conseguenza l’orientamento dei nostri prodotti, non solo in funzione dei mercati europei ma anche di altri, come quelli sudamericani o australiani”.
The article continues in Auto & Design no. 102