Impostare lo stile in modo sostanzialmente libero, ricercando proporzioni ed armonie volumetriche. E poi plasmare il package all’interno di quei volumi senza deformarli, senza i soliti “alza qua”, “allunga là”.
Sembra di sognare. In un epoca in cui il design si trova a fare i conti fin dall’inizio del progetto con package di meccanica ed abitabilità sempre più rigidi, la BMW Z07 pare aver seguito un processo più libero, verrebbe da dire ribaltato rispetto alla consuetudine.
Ed all’obiezione “sì certo, è la libertà di una show-car”, la Casa tedesca risponde dichiarando che il purissimo roadster presentato in prima assoluta al Salone di Tokyo potrebbe entrare in produzione nell’anno 2000, ovvero è supportato da una fattibilità tecnica e da un piano industriale che pare prevedere una produzione di 3000 vetture/anno ad un prezzo ipotetico di vendita intorno ai 200 mila marchi.
“Abbiamo rotto alcune regole”, conferma Christopher E. Bangle, responsabile del design BMW, “iniziando con uno studio di design che ha talmente entusiasmato gli animi del top management da volerlo portare avanti il più possibile fedele a se stesso costringendo gli organi meccanici alle forme e non viceversa come normalmente succede”.
L’idea di partenza risale ai primi schizzi del 1994 e deliberatamente tenta una reinterpretazione delle linee della 507, l’ormai raro roadster costruito in pochi esemplari dal ’56 al ’59. L’effetto “nostalgia” è forte, ma riesce a non cadere in stucchevolezze retrò ed anzi rivitalizza tematiche e volumi eccitanti.
E proprio il senso della proporzione, dell’equilibrio volumetrico fra la parte anteriore, la zona abitacolo ed il posteriore, merita il plauso più grande nella Z07.
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