Nel gennaio 1991, Citroën fece un passo decisivo che le permise di accedere al cuore del mercato europeo.
Con il lancio della ZX, la Casa colmò il vuoto che esisteva nella sua gamma tra l’AX e la BX ed ebbe finalmente accesso al segmento “M1” che costituisce la categoria più ambita in Europa. La Xsara, lanciata durante l’ultimo salone di Francoforte, è destinata a succedere alla ZX.
Ha perciò l’arduo compito di far fruttare le qualità riconosciute alla ZX e di correggere i suoi punti deboli. E’ in questo spirito che nel 1992 fu stabilito il cahier des charges del progetto “N6”. La direzione del prodotto Citroën decise subito che la ZX non sarebbe stata oggetto di restyling e che la sua sostituta avrebbe beneficiato di uno stile totalmente nuovo.
Nel contempo si cominciarono a sviluppare in simultanea i tre tipi di carrozzeria che dovevano costituire la gamma “N6” nel corso dei suoi primi sei mesi di vita: berlina tre e cinque porte e break. Si sapeva anche che il programma doveva concludersi in un periodo relativamente breve: 196 settimane.
Per far ciò, il Centre de Création Citroën riunì un’équipe adeguata (circa una decina di designer) attorno a Donato Coco, responsabile dei segmenti B e M1 per Citroën sotto la direzione di Arthur Blakeslee.
Anche il computer fu un alleato prezioso per accelerare il processo di sviluppo. A favore della ZX c’erano prima di tutto le sue formidabili qualità dinamiche. Nel capitolo dei difetti, il volume del bagagliaio costituiva uno dei punti della vettura da perfezionare.
E’ dunque in queste due direzioni che si orientarono prima gli uomini del prodotto e poi quelli del design. Tra gli altri vincoli, si dovette anche tenere conto degli imperativi che caratterizzavano, e caratterizzano tuttora, il design di questa fine di secolo e cioè la qualità percepibile, la sensazione di robustezza e la razionalizzazione della produzione.
I primi tratti di matita, liberi, furono schizzati durante il 1992. Non appena si ebbero delle direttive precise, lo studio si indirizzò su dei progetti più realistici.
Questo cahier des charges imponeva però un vincolo maggiore: ricondursi alle dimensioni di base della ZX, sapendo che il rapporto tra le carreggiate e il passo aveva generato delle qualità dinamiche unanimemente apprezzate. I punti fissi dell’architettura, la struttura meccanica e le regole di ergonomia dovevano restare quasi immutate da un modello all’altro.
Partendo da lì, gli stilisti dovettero però aumentare il volume del bagagliaio ed ottimizzare l’abitabilità interna di quella vettura che non si chiamava ancora Xsara.
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