La Rolls-Royce non riceverà molti riconoscimenti per il contenuto innovativo del design della nuovissima Silver Seraph, ma questa vettura dalle linee classiche e fluide rappresenta per la casa inglese un passo avanti ben più marcato della Silver Spirit di diciotto anni fa.
“Il fattore essenziale di questo progetto richiede un’analisi approfondita del rinascimento della Rolls-Royce”, afferma Graham Hull, cinquantuno anni, responsabile dello stile della nuova automobile. Egli spiega che, al di là degli aspetti di design, è cambiato il modo in cui il pubblico percepisce i nuovi valori Rolls-Royce.
Quindi, prima di decidere la filosofia di progettazione Hull e i suoi colleghi erano alla ricerca di nuovi parametri. “I presupposti erano talmente tanti che abbiamo dovuto fare un passo indietro e ridefinire l’obiettivo” continua Hull. Sin dalle premesse, Hull ha sempre considerato il 1955 quale momento magico per la Rolls-Royce.
Nessuno dubitava che la Silver Cloud, apparsa in quell’anno, fosse l’epitome del marchio, “a tal punto che qualcuno suggerì di riprenderne la forma per il nuovo modello”, ma Hull e compagni non erano affatto convinti dell’idea. “Avrebbe attratto una clientela di nicchia decisamente troppo limitata all’interno del nostro già ristretto mercato”.
La Silver Cloud, tuttavia, ha avuto un ruolo chiave nel processo di design della Seraph, poiché il modello predecessore, la Silver Spirit, era ancora troppo recente per poter essere valutata. Hull è quindi giunto alla conclusione che tutte le Rolls-Royce devono avere una presenza fisica, e di conseguenza comunicare attraverso il linguaggio del corpo.
La linea degli yacht è il paragone più immediato che gli viene in mente quando descrive la sua concezione. “Il frontale imponente, l’albero, il ponte posteriore alto e la cabina entrobordo sono stati trasposti nella Cloud con con grande efficacia”, spiega Hull, e aggiunge che il risultato è un profilo quasi a cuneo rovesciato.
Il designer inglese ha palesemente ereditato l’affetto per la Silver Cloud da John Blatchley, autore di quella fantastica scultura su ruote, che lavorava ancora a Crewe quando egli vi approdò nel 1971.
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