I favolosi anni Cinquanta continuano ad essere fonte di ispirazione per chi crea nuove automobili. Anche la Chrysler ha preso spunto dalla sua migliore tradizione di quel periodo – quella della “Letter Series”, iniziata nel 1955 con la sportiva C-300 – per disegnare la 300M, la vettura destinata a sostituire la Vision sui mercati americano ed europeo.
“In un’epoca in cui tutti disegnavano auto sportive piccole, la Chrysler aveva saputo andare controcorrente unendo lusso e alte prestazioni in una serie di vetture di grandi dimensioni”, dice Tom Gale (responsabile del Design e delle Strategie di Prodotto della casa americana) riferendosi alle “Letter Series”, la cui produzione si era interrotta dopo la 300L del 1965.
“Con la 300M abbiamo voluto ridefinire ancora una volta le performance ottimali per il guidatore contemporaneo che si aspetta di trovare in una berlina sportiva un equilibrio di potenza, agilità e stile”. La 300M si inscrive nella strategia annunciata da Chrysler per il suo approccio ai mercati internazionali, che prevede la creazione di prodotti dal carattere “moderno, sofisticato e americano senza compromessi”.
Ma la preoccupazione di rispondere alle esigenze della clientela europea (a cui sono destinati 6000 esemplari l’anno) è evidente in questa nuova berlina, espressa soprattutto dalla misura della lunghezza totale: 5023 mm, contro i 5120 mm della Vision che va a sostituire e i 5276 mm della nuova LHS, destinata al solo pubblico americano. LHS e 300M sono frutto di un progetto congiunto sviluppato in 31 mesi dallo studio Chrysler Pacifica, centro di design avanzato con sede a Carlsbad, California, diretto da Tom Tremont.
La definizione delle due vetture ha avuto inizio nei primi mesi del 1995 sulla base del “large car platform”, il pianale su cui sono state sviluppate anche le altre berline della serie LH, la Chrysler Concorde e la Dodge Intrepid.
“Benché fosse basato su un pianale di grandi dimensioni, il progetto della 300M prevedeva una vettura che non superasse i 5 metri di lunghezza. Dovevamo disegnare un’auto che rimanesse entro i limiti di ingombro stabiliti dalle normative fiscali e dalle dimensioni dei garage di alcuni paesi d’oltreoceano”, dice Michael Castiglione, trentenne, designer Chrysler da sei anni.
“Abbiamo quindi deciso di riproporre gli elementi stilistici peculiari delle prime Chrysler 300, interpretandoli però in chiave assolutamente attuale, per realizzare un design di fine anni 90 idoneo al nuovo secolo”, prosegue Castiglione.
“Oltre alla connotazione tipicamente americana, per la 300M abbiamo cercato anche un approccio più internazionale. Ci siamo impegnati per ottenere un design finalizzato, con pochi tratti frivoli e molta funzionalità, in modo che avesse tutta la serietà, l’onestà e la purezza di una vera berlina sportiva”.
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