Come appaiono le postazioni di lavoro odierne? Cosa c’è di sbagliato nel nostro modo di lavorare? Cosa e come si potrebbe migliorare? Cosa può fare il design in proposito? L’era nella quale viviamo ci porta a interrogarci sull’evoluzione del lavoro.
Proprio a partire da questi quesiti si sono svolte di recente due esposizioni negli Stati Uniti: “Workspheres. Design and Contemporary Work Styles”, provocatoria mostra tenutasi al Moma di New York e “On the job. Design and the American office” al National Building Museum di Washington.
Il nome “Workspheres” identifica lo spazio individuale del lavoro come un’aureola, uno spazio privato e personale che rende possibili e definisce le interazioni. Guidando l’osservatore attraverso le sezioni ufficio “ufficiale”, postazione individuale, tavoli, sedie e altri mobili, ufficio nomade, oggetti da scrivania, ufficio in casa, la mostra si conclude con sei progetti che vogliono portare un contributo al dibattito sull’integrazione fra lavoro e vita contemporanea.
Benché alcuni nuovi concetti abbiano spesso portato a decretare la fine dell’ufficio tradizionale, la mostra di Washington convince del contrario: non solo la postazione di lavoro continua a esistere, ma sta vivendo una vera e propria rinascita. Emerge una realtà fatta di tipologie in continuo aggiornamento, dato il loro movimentato livello di complessità tecnologica. Il lavoro del designer si indirizza verso postazioni domestiche, arredi trasformabili e polifunzionali, al limite anche indossabili.
Il principio di produzione standardizzata lascia ormai il posto alla diversificazione che, applicata all’uso degli spazi e al disegno degli arredi, implica una crescente attenzione per la configurazione di scenari alternativi.
L’ufficio non è più costruito per durare ma per cambiare.
L’articolo continua su Auto & Design n. 130