L’edizione 2002 del Salone di Ginevra aveva un carattere decisamente svizzero, cioè placido, prospero, un po’ riservato e leggermente noioso. Non che mancassero i veicoli sensazionali, come l’Italdesign Brera, sportiva di tutto rispetto, o la Nissan Yanya, simile più a un elettrodomestico che a un’automobile, ma per un motivo o per l’altro l’evento è stato meno interessante di alcune edizioni precedenti.
La Fiat-PSA ha lanciato il quartetto di monovolume Citroën C8, Fiat Ulysse, Lancia Phedra e Peugeot 807, e la Renault la nuova versione dell’Espace, leader di categoria, eppure cinque scatole di latta in grado di trasportare otto o nove persone emozionano quanto cinque scatole di latta in cui tenere freddi la carne e il formaggio.
La Volkswagen ha presentato una gigantesca limousine, la Phaeton, che costa quanto una mezza dozzina di Golf; la Rover-MG, fornita di capitali insufficienti e di nuovo in difficoltà, ha proposto una concept car veramente interessante. Troppo povera per realizzare il prototipo, la casa inglese ha presentato un modello statico con i vetri oscurati.
L’impressione al Salone di Ginevra è di instabilità del settore nel suo complesso. La Skoda, fino a non molto tempo fa marchio-barzelletta di un paese sotto il giogo comunista, ora produce veicoli eccellenti con meccaniche del gruppo Volkswagen.
Tra i futuri veicoli non in mostra a Ginevra, c’era la Porsche Cayenne SUV, di cui erano visibili solo alcune fotografie confinate in parti abbastanza inaccessibili dello stand Porsche. Pare che questa vettura banale ed esteticamente insignificante “sia meglio delle foto”.
Ricapitolando, l’edizione di quest’anno del Salone di Ginevra è stata interessante, non eccezionale, ma almeno c’è stata, cosa che non si può dire della rimpianta manifestazione di Torino.
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