Una conversazione con il numero due del design Renault, Anthony Grade, contribuisce a comprendere la seconda generazione del modello della casa francese, la Mégane. Figlia e maggior rappresentante del nuovo corso del design Renault, la Mégane II presentata al Mondial de l’Automobile di Parigi incarna appieno l’attuale realtà delle vetture create sotto la direzione di Patrick Le Quément.
Coraggio, rottura con il panorama circostante, qualità assoluta e linee più “addomesticate” rispetto a vetture controverse, come la Vel Satis e la Avantime. Dovendo incontrare i gusti di un pubblico vastissimo – quello del segmento C preponderante in Europa ma fondamentale ovunque – la Mégane II è stata infatti concepita cercando un impatto emozionale che si esprime in linee sì avveniristiche e spigolose, ma più seducenti e latine.
“Certo – spiega Grade – per questa nuova vettura abbiamo avuto allo stesso tempo più libertà e più vincoli. Da una parte, abbiamo avuto un’occasione unica, fornita dal pianale completamente nuovo. Questo ha significato proporzioni migliori, più equilibrio e fondamenta più stabili. Il design è quasi venuto da solo. I vincoli risiedevano nel fatto che una vettura di segmento C deve soddisfare un numero maggiore di persone ed è quindi è stato necessario osare un po’ meno”. Discorso quanto mai valido per gli interni, la zona più “convenzionale” della nuova Mégane, realizzati in linea con il concetto di “touch-design” divenuto ormai bandiera di Le Quément e dei suoi collaboratori. “Il tema degli interni – continua Grade – è molto “driver-orientated”, con il quale siamo certi d’attrarre un tipo di conducente più giovane rispetto a quello attuale”.
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