La casa francese Citroën è tornata sulla strada – che la rese celebre nel passato – dei modelli di produzione e dei prototipi dall’identità forte e unica e, a darne conferma al Salone di Parigi, c’era la C-Airdream, esplorazione pura per un coupé 2+2 slegato da ogni vincolo con la produzione.
Il collegamento con il passato del marchio e la ferma volontà di farne tesoro, traspaiono dalle parole di Jean-Pierre Ploué, direttore del design Citroën: «E’ l’esplorazione di un nuovo linguaggio formale, che riscopre le radici della marca». Una posizione ribadita da Mark Lloyd, chief designer responsabile del progetto: «E’ vero, c’è un’evocazione della storia del marchio, ma si tratta di “clins d’oeil”, di strizzate d’occhio al passato. Ad osservare bene, nell’Airdream si ritrova anche il concetto essenziale della Traction Avant in un’interpretazione contemporanea».
Oltre alle prestigiose antenate della marca, osservando questo prototipo marciante torna alla mente la silhouette di una concept car apparsa trent’anni fa: la Citroën Camargue realizzata sulla base della GS da Bertone, che la presentò sul suo stand al salone di Ginevra nel 1972.
L’Airdream è però una vettura molto contemporanea. Un po’ di atmosfera anni Settanta si respira semmai a bordo, sensazione suscitata in particolare dai bizzarri sedili foderati con pelliccia. La magia dell’interno è data anche dall’illuminazione, sia naturale, grazie alla cupola vetrata, sia artificiale, per effetto di un sistema nascosto sotto la plancia, i sedili e i pannelli laterali, e da dettagli inusuali, come fa notare ancora Mark Lloyd: «L’uso di elementi in ceramica, è per noi importante: è il nostro modo di dire no all’alluminio, staccandoci dai canoni delle marche tedesche che lo impiegano ormai da diversi anni».
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