Il valore della conoscenza del passato, dei classici, degli errori commessi, nel design dell’automobile come nella storia del mondo, è indispensabile a chi si proponga di lavorare sul futuro. È questo il soggetto affrontato da Robert Cumberford nell’Opinion di Auto & Design 137. Prendendo lo spunto da un’esperienza di insegnamento di storia del design della carrozzeria in Svizzera – durante la quale riscontrò un diffuso disinteresse da parte degli aspiranti designer nei confronti della materia – l’autore estende le sue considerazioni al mondo del design e della produzione di automobili in generale, secondo l’affermazione del filosofo George Santayana (1863-1952): «Coloro che non hanno memoria del passato sono condannati a ripeterlo».
In pratica, cosa si può ottenere studiando attentamente il design delle auto del passato? Sicuramente lo scopo non è conoscerle per copiarle, né per riproporne le forme in modo plateale, come sfortunatamente fanno oggi molti costruttori. D’altra parte, esiste un’infinita varietà di dettagli che ripagano dell’attenzione loro dedicata; gli interni delle vecchie auto, in particolare, forniscono ispirazione per la realizzazione degli allestimenti, dei comandi e degli arredi. Pur non avendo la capacità di stampare forme complesse con plastiche poco costose, i designer di un tempo spesso realizzarono interni molto più gradevoli di quelli attuali.
Quali altri concetti preziosi sono apparsi una sola volta in passato e restano a disposizione per essere sfruttati in futuro? I designer che non si degnano di studiare la storia dell’automobile non trarranno mai vantaggio dalle idee in embrione che non aspettano che di essere colte. Per chi è aperto a tutti i concetti, compresi quelli “vecchi”, ci sono invece molti tesori da scoprire.
L’articolo continua su Auto & Design n. 137