Un altro debutto eccellente nel segmento dei SUV di lusso, quello della svedese Volvo con la XC90. Una vettura che segna una tappa importante per l’evoluzione di un marchio particolarmente apprezzato negli ultimi anni. Fulvio Cinti traccia la genesi del nuovo modello, prendendo in esame anche il significato che questo segmento, un tempo considerato di nicchia, sta assumendo nel mercato internazionale dell’automobile.
Entrare nell’area del SUV era per Volvo una tappa obbligata, per il lignaggio della marca e per la necessità di rispondere all’offensiva di Mercedes, BMW, Lexus e Honda. L’obiettivo della XC90, lanciata a Detroit nel gennaio 2002, e ora presente sul mercato, è, infatti, di raggiungere le 50.000 unità annuali, di cui il 65 per cento destinato al Nord America.
Il concetto formale della XC90 parte da lontano, dalla concept car ECC presentata nel 1992 al Salone di Parigi come studio di un motore ecologico inserito in una carrozzeria molto innovativa disegnata da Doug Frasher, giovane designer americano dello studio Volvo di Camirillo, in California.
Gli obiettivi che Volvo voleva centrare con la XC90 di produzione erano chiari fin dall’inizio. Si trattava di reinterpretare la tipologia del SUV aderendo al vero spirito di questi veicoli e alle reali esigenze di coloro che li utilizzano. Agilità e versatilità del mezzo su qualsiasi tipo di fondo e, internamente, uno spazio abbondante – sfruttato razionalmente sulla base della configurazione ad abitacolo avanzato – ma a disposizione degli occupanti dove più si avverte la necessità. Gli interni infatti, secondo la tradizione Volvo, riflettono il gusto svedese dell’arredamento: un design pulito e semplice realizzato con materiale di ottima qualità, basato soprattutto sulla logica della funzione.
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