Non è mai facile creare una nuova vettura, ma quando questa è la discendente di un “best seller”, di un’icona, il compito è quantomai delicato. Wim Oude Weernink traccia la storia della nascita della nuova Micra, arrivata a sostituire la primogenita dopo dieci anni di carriera. Il brief iniziale prevedeva il mantenimento di alcune delle componenti vincenti della prima Micra, come il design amichevole e grazioso, il packaging intelligente e compatto. Il progetto, iniziato nel 1998, è stato da subito diviso in tre fasi: esplorativa, preparatoria e di preproduzione, sotto la gestione del chief designer Satoru Tai.
Durante la fase esplorativa, gli studi sul pianale (lo stesso della prima Micra), erano già stati ultimati e definivano a grandi linee gli sbalzi e il passo ruote. Con i suoi 3695 mm, la nuova Micra è almeno 50 mm più corta del modello uscente, ma ha un generoso passo ruote di 2430 mm, dunque più lungo di 70 mm. In quel periodo furono realizzati quattro o cinque modelli a grandezza naturale basati sulle proposte dello studio giapponese Nissan, in cui Giichi Endo era responsabile del design degli esterni, e di quello bavarese, diretto dal designer degli esterni Christopher Reit. Essi indicavano le forme essenziali del prodotto finale, con la linea di cintura marcata e il lato anteriore e posteriore cadenti; le proposte tedesche erano leggermente più sportive e aggressive.
Nel corso della fase preparatoria, le ideazioni iniziali furono esplicitate in dettaglio in altri quattro modelli. La versione definitiva della vettura è sintesi di passato e futuro, con alcuni profili retrò e spigoli ben definiti che tracciano l’indipendenza della nuova Micra dalla precedente. Come nel primo modello però, innovazione e ricchezza di tecnologia restano caratteristiche predominanti.
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