Un’automobile disegnata con la matita, sagomata con cura prima sulla carta e poi direttamente sui volumi di un modello in scala naturale, con l’obiettivo di creare un oggetto unico nello stile e nella qualità. La nuova Aston Martin DB9, sportiva elegante e attraente che si aggiunge in questi mesi alla gamma del marchio inglese, è il frutto di un lavoro ormai difficile da applicare nell’odierno modo di progettare automobili ma ancora possibile nel lusso della serie ridotta.
Punto di partenza per creare un’auto da sogno – ma mai aggressiva o eccessiva – come la DB9, una concezione di bellezza classica, basata tutta su una questione di proporzioni e limiti: «Ciò che conta in ogni tipo di oggetto – spiega il direttore del design del marchio, Henrik Fisker – in qualunque ambiente, sono le proporzioni. Riuscire a spingerle oltre, a sfiorare il limite senza mai superarlo, significa trovare l’armonia su ogni progetto e per questa vettura direi che l’intento è particolarmente riuscito».
Dopo un’intensa fase di disegno, praticamente solitario, in cui Fisker ha pensato, fatto evolvere l’idea iniziale della vettura, analizzato il suo significato all’interno della gamma e nel contesto generale del settore, il passo naturale è stata la costruzione del primo (e unico) modello in scala 1:1, divenuto per quasi un anno il “tavolo da disegno” per lo staff del Centro Stile del marchio a Irvine, in California. Il passo successivo ha portato a metà 2002 alla vettura definitiva, in cui spicca un’identità segnata dal profilo laterale senza paraurti visibili, dal volume anteriore che enfatizza la presenza del motore, da una profonda armonia generale, nel segno di una nuova evoluzione dei valori del marchio inglese.
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