Nata dalla matita di Giorgetto Giugiaro come concept, diventata vettura di serie per volere del management della casa di Arese, quindi industrializzata e prodotta da Pininfarina, che ne ha inoltre curato il design interno, il tutto in collaborazione con il Centro Stile Alfa Romeo. La storia della Brera è piuttosto articolata e Silvia Baruffaldi la ripercorre con Wolfgang Egger, direttore del design Alfa, con lo stesso Giugiaro e con Guglielmo Cartia, chief designer per gli interni alla Pininfarina. Come già ricordato nella Design story dell’Alfa 159 (vedi A&D n° 154), il coupé-concept presentato dall’Italdesign a Ginevra nel 2002 è il capostipite di una famiglia di quattro vetture: la 159 berlina e Sportwagon, il coupé Brera e la sua variante Spider. «Si tratta di modelli con assetti e proporzioni differenti, di cui due più sportivi rispetto agli altri. Nel caso della Brera, si voleva ottenere una vettura a sé, una “2+2” con sufficiente spazio per i bagagli del week-end», spiega Egger.
Per Giorgetto Giugiaro, «nella Brera è stato mantenuto il disegno complessivo d’origine, ma applicandolo su un’architettura diversa, perché differente è l’impostazione meccanica. La Brera di serie ha il motore anteriore, mentre sul prototipo era in posizione anteriore centrale».
Inoltre, la carrozzeria è di fatto un abito che ha dovuto adattarsi a un abitacolo già definito, in parte condiviso con la berlina 159. Sono tre i temi dominanti, come spiega Guglielmo Cartia: «L’andamento delle linee, mai parallele ma sempre curve, per ricreare il senso della velocità; la percezione sensoriale dell’ambiente, data dal gusto italiano e dalle forme sinuose, ricche di sfumature; infine, la scelta e l’accostamento dei materiali, per leggervi una ricchezza dell’interno unita alla sportività».
L’articolo continua su Auto & Design n. 157