Un’auto tutta nuova per architettura, performance, guidabilità. Eppure inconfondibilmente TT. Così si presenta la nuova generazione della piccola coupé lanciata da Audi nel 1998, originale nelle forme quanto nel concetto di sportiva compatta: giovane, contemporanea, minimalista ma altamente espressiva. Impresa ardua, quindi, crearne una nuova, come sempre accade per le auto di successo.
«La TT è sempre stata un oggetto fuori dal coro, un modello a sé nella gamma», conferma Walter de’ Silva ripercorrendo la genesi di questa seconda generazione. «Abbiamo valutato per mesi, in approfondite consultazioni con il management, quale fosse l’approccio giusto da seguire. Sono state ipotizzate tutte le possibilità, dal creare un modello completamente diverso all’evolvere la TT esistente rimanendo il più possibile fedeli a quel design».
Dopo lunghe discussioni, condotte nel corso del 2002, il design e i vertici aziendali sono quindi pervenuti ad una scelta collettiva: «Ci siamo resi conto che è un modello iconico, esiste una cultura della TT, i fans della TT. Rinnegare tutto ciò sarebbe stata una follia».
Il passaggio generazionale ci consegna così una TT «più sinuosa, scolpita, dinamica, mentre l’altra era più geometrica». La prima coupé era stata definita da molti osservatori un’auto icona. E’ d’accordo de’ Silva con questa definizione? «L’icona si riconosce a colpo d’occhio e lascia il segno. Mini, Maggiolino, DS, 911, 500… non c’è neppure bisogno di citare il marchio, sono auto identificabili da tutti nel corso del tempo. Il nostro obbiettivo con questo progetto era proprio la riconoscibilità immediata della vettura. E’ quindi uno scenario di cui è ragionevole entrare a far parte. Di certo, la nuova TT sarà l’icona centrale delle nostre sportive future».
L’articolo continua su Auto & Design n. 159