Il 19 settembre 2006 è scomparso Vico Magistretti, uno degli indiscussi maestri del disegno industriale italiano. Nato a Milano nel 1920 e architetto dal 1945 è stato fra i promotori dell’Adi, vincitore di numerosissimi premi e insignito di onorificenze internazionali. Protagonista in sessant’anni di attività dei maggiori cambiamenti culturali del paese, è riuscito a traghettare il gusto comune verso una confortevole modernità, elaborando, più di altri architetti e designer della stessa generazione, pezzi capaci di entrare con discrezione negli spazi domestici e non solo, interpretando al meglio cambiamenti ed esigenze.

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Sono oggetti funzionali, facilmente comprensibili e dall’estetica sicura, molti dei quali sono esposti nelle maggiori collezioni di design del mondo come emblemi della speciale capacità progettuale e realizzativa che distingue il Made in Italy. Magistretti forniva un’idea – è questo il compito del designer – che rendeva visibile con gli schizzi, insieme strumento per trasferire la forma, già intuita in testa, sulla carta e per verificare il principio costruttivo.

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I disegni e gli oggetti fisici nascevano poi dalla collaborazione con imprenditori e tecnici delle aziende. Un metodo questo che è stato peculiare e fondativo per il design italiano: ha reso possibile ai progettisti continue verifiche pratiche di intuizioni e intenzioni innovative e assieme ha permesso agli artigiani, poi industriali, dell’arredo di elaborare una specifica cultura del progetto.

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Oggetti dei quali colpisce la forza dell’intuizione, decisa e sicura, risultato non di una riflessione teorica o ideologica quanto di una pratica progettuale razionale e logica e della costruzione di un equilibrio fra tensione verso la modernità e dialogo con la memoria.

L’articolo continua su Auto & Design n. 161