Al momento di congelare lo stile della nascente Audi A5, Walter de’ Silva ha chiesto al management ancora un po’ di tempo. Non molto, appena un mese in più, ma determinante per affinare il design. «La vettura era virtualmente la stessa», racconta oggi ripercorrendo la genesi del progetto, «ma ai miei occhi, per il mio tatto, non rappresentava il tipo di eleganza che andavo cercando. Non la sentivo completamente finita».
Oggi, nella sua carica di direttore del design di tutto il gruppo Volkswagen, è grato al presidente Martin Winterkorn per avergli concesso quel tempo prezioso in più, e a tutti i colleghi del managment Audi per aver collaborato affinché non fosse comunque posticipato il lancio della vettura. «È un episodio che considero significativo, perché ritengo che il design non sia fatto soltanto di creatività e intuizione, ma anche di affinamento. Ogni oggetto va curato e perfezionato fino a quando hai l’ultima possibilità».
La ricerca di de’ Silva e del suo team aveva un obbiettivo preciso: il ritorno alla purezza formale. Negli ultimi anni, il panorama internazionale ha mostrato una tendenza crescente verso l’over-design: un’originalità molte volte forzata, ottenuta con un caricamento delle linee e una pretesa aggressività. Una gara a chi urla più forte. «Nella storia delle vere granturismo ho visto invece solo dell’eleganza, dell’equilibrio. È la tradizione delle magnifiche GT italiane degli anni Cinquanta e Sessanta», osserva de’ Silva. «Noi abbiamo deciso di andare controcorrente rispetto a chi ascolta solo la pressione del marketing, e abbiamo lavorato sui valori Audi: sportività, eleganza e grande qualità».
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