Il segmento “M2” catalizza molti attori forti del mercato europeo. È un settore dove bisogna saper affermare la propria personalità senza comunque scioccare una clientela conservatrice. È la scommessa del design per la nuova Citroën C5.
Quando viene lanciato lo studio per sostituire la C5, il Centre de Création della Citroën non ha ancora terminato la ristrutturazione, mentre Jean-Pierre Ploué ne aveva preso la direzione nel dicembre 1999. Con il rinnovo della C5 si presenta il dilemma del medio di gamma. Un segmento importante sul mercato europeo ma in continua ricerca poiché l’attrattiva per le berline tradizionali continua ad erodersi. Tutto ciò non è una novità.
All’inizio del programma X7, nel marzo del 2003, i responsabili del prodotto non si sono ancora decisi tra baule o portellone. Una cosa soltanto è sicura, si deve creare un design più ispirato di quello della C5 attuale. Una decina di designer inizia a produrre i primi bozzetti e ben presto ne restano in competizione appena la metà.
La direzione del design impone subito che i due tipi di carrozzeria, berlina e station wagon, siano sviluppati congiuntamente e che l’interno e l’esterno vengano concepiti in parallelo, approccio che deve assicurare coerenza ed omogeneità al prodotto finale. Olivier Vincent è uno dei designer più prolifici al riguardo. Ma all’epoca, nei primi anni 2000, non ci si accontentava delle sole proposte interne; la consultazione degli studi esterni era ancora sistematica. Citroën si rivolge dunque a Bertone e Makkina. Il carrozziere italiano intrattiene rapporti privilegiati con Citroën dal 1970 e per il programma X7 produce alcuni disegni molto interessanti connotati da una linea di cintura fortemente arcuata.
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