Una promessa è una promessa. E questa è stata mantenuta. Sono passati 15 anni dalla scomparsa di Nuccio Bertone, alla vigilia del salone di Ginevra del 1997. Ed ecco, a Ginevra 2012, l’auto – non poteva che chiamarsi Nuccio – voluta da Lilli Bertone per ricordare il marito e celebrare con lui i cento anni della celebre carrozzeria torinese: una sportiva estrema, che sviluppa in chiave evolutiva un concetto racchiuso nel Dna di casa Bertone, quello della berlinetta a motore posteriore centrale. Mike Robinson, l’americano oggi responsabile del design, ha ripreso caratteristiche e stilemi cari a Nuccio Bertone proiettandoli con forza in una dimensione futura: «Fu lui il vero inventore della supercar a due posti secchi e motore centrale.
E fu lui a inventare l’architettura del cab forward, cioè dell’abitacolo spinto in avanti per fare spazio al motore, facilitando l’integrazione del parabrezza con il cofano in un unico corpo: con la Carabo del 1968, con la Stratos Zero del 1970, con la Countach del 1971. Non potevamo ricordarlo che riprendendo quegli stessi concetti». E lei, la signora Lilli, sempre sul chi vive: «Gli avevo promesso di non far morire il suo sogno».
Sotto la pelle batte il cuore di una Ferrari (V8 di 4,3 litri e 480 cv), ma è soltanto il logo Bertone quello che luccica sulla Nuccio. Portata in versione definitiva al salone di Pechino, dopo le celebrazioni per i 100 anni Bertone finirà – modello unico – nella scuderia di un facoltoso collezionista. Nulla, in questa vettura, è dozzinale. «Ai miei collaboratori Carlos Arroyo e Adrian Griffiths e a tutti i giovani che ci circondavano – osserva Robinson – ho dovuto ricordare che stavamo calpestando le orme di un gigante e dovevamo cercare di esserne degni interpretando la sua filosofia, fatta di provocazione intuitiva, ma sempre nel rispetto di proporzioni e bellezza». Il risultato è convincente, soprattutto se si considera che il progetto, rinviato di mese in mese perché in azienda la precedenza andava alle commesse esterne, è stato avviato soltanto a fine novembre 2011.
Articolo completo su Auto & Design n. 194