Con la berlina S90 e la wagon V90, presentate rispettivamente a Detroit e a Ginevra, Volvo compie il secondo passo (dopo il Suv XC90, l’anno scorso) sulla via del rinnovamento totale della sua gamma. «E’ un approccio olistico al nostro portfolio», spiega Thomas Ingenlath. «Quando mai è capitato che una casa automobilistica affrontasse il rinnovamento intero della sua gamma nello spazio di pochi anni? Questo consente un look omogeneo, ma anche di dare un carattere e identità individuale a ogni modello».
Ingenlath è a capo del design Volvo, mentre esterni e interni sono guidati rispettivamente da Maximilian Missoni e Robin Page. Sono gli uomini che hanno riportato il concetto di design scandinavo nel mondo delle quattro ruote. Afferma Ingenlath: «Si parte dal concetto di funzionalismo codificato negli Anni 50 e 60, con un mix di tecnologia e innovazione espresso in modo chiaro e logico, ma anche con discrezione per rispettare il rapporto con l’uomo che da questo design e dal suo uso si aspetta piacere e comfort». Il che, insiste, non significa eliminare elementi decorativi, ma servirsene sempre senza esagerare, con gusto ed eleganza: «Le nostre auto non diranno mai: guardami, sono una stella. Ma sono belle in relazione a chi le usa e all’ambiente che le circonda, con un effetto a lunga durata». Interviene Missoni: «Le superfici sono senza fronzoli. Una sola linea di carattere, che quando raggiunge le spalle va in negativo, ed è tutto quello che facciamo per enfatizzare la qualità del design».
La berlina e la wagon nascono entrambe nel 2012, in parallelo con il Suv, con il preciso obiettivo di rafforzare la presenza Volvo in quel segmento premium; in particolare fra le wagon che da 60 anni – dalla Duett – sono diventate un po’ emblematiche della casa svedese. Ma anche in quel settore, affermano a Göteborg, la nuova vettura rappresenta un passo avanti in termini di estetica, materiali e finitura. Molto del carattere della V90 ripercorre – soprattutto nel frontale e nella coda – l’Estate Concept presentato due anni fa. «Questa – sorride Ingenlath – ha due porte di più, è più lunga (4,96 metri; nda), ma ha la stessa anima. E’ un’auto molto elegante, con classe e stile».
«In termini di proporzioni del frontale e della coda – aggiunge Missoni – abbiamo mantenuto le promesse dell’Estate Concept». Agli esterni ha lavorato Örjan Sterner, che con Missoni non ha esitato ad adottare anche alcuni stilemi del coupé-wagon P1800ES (Anni 70): la calandra concava, per esempio, o il taglio della coda che non è verticale come sulle wagon tradizionali di casa Volvo ma neppure ricalca gli stilemi che hanno caratterizzato molte sportwagon. «La nostra è ancora una wagon onesta, con un angolo del tetto che la rende molto elegante», afferma Missoni.
Gli interni vengono dallo studio in California, opera di Tisha Johnson che li ha poi sviluppati a Göteborg con Louise Temin, sotto la guida di Robin Page che – come Ingenlath – si sente legato allo spirito del design scandinavo. «Volevamo dare un senso di forza ai materiali usati – spiega Page – secondo i principi già espressi dal product design e dall’architettura». Anche l’uso delle pelli e delle cuciture – territorio di Ebba Maria Thunberg che cura color&trim – sottolinea un design che non è soltanto forma. «Come nella XC90 – spiega Page – anche qui siamo partiti dalla plancia, che è l’interfaccia fra vettura e utente. Dal centro, con lo schermo tattile che riduce il numero di pulsanti e quindi contribuisce alla pulizia formale del design scandinavo, ci siamo spinti fino ai bocchettoni e alle porte raccogliendo con una linea di alluminio cromato le rifiniture di legno o di alluminio che danno una sensazione tridimensionale di solidità».