Di fronte alle forme sinuose dell’ultima, fiammeggiante creazione del suo team, Grégory Guillaume, a capo del design Kia, tiene a sottolineare quanto sia vigorosa l’ispirazione che l’ha generata: «Per noi Proceed è un nome che grida a piena voce il carattere del marchio, la concretizzazione di un approccio dinamico che siamo sempre più interessati a trasmettere. È una parola fa pensare a un’auto decisa. Siamo partiti da questo presupposto per definire il prototipo».

Kia Proceed

Il percorso creativo che è seguito si è rivelato però più tortuoso (ma anche molto più interessante) che nel recente passato: «Negli ultimi anni il mercato ha premiato sempre meno le vetture a tre porte, specialmente nel segmento C, in cui ci siamo mossi con questo progetto, ed è stato necessario tenerne conto. Abbiamo dovuto reinterpretare totalmente l’idea di compatta sportiva, evolverla in verso una tipologia alternativa. Il risultato, che qualcuno chiama shooting brake, secondo me andrebbe definito “Extended Hot Hatch”: una due volumi aggressiva ma dalla funzionalità più generosa. Un vettura che risponde all’aumentata richiesta di praticità tenendosi, naturalmente, ben lontana dall’ambito di crossover e sport-utility».

Kia Proceed
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La decisione di adottare cinque porte in luogo delle tradizionali tre ha ridefinito la morfologia delle fiancate, che si mostrano investite di una potenza espressiva inusuale per Kia e per tutta la categoria di riferimento. «In realtà per me, in quanto designer, la vista laterale è sempre stata la più importante – continua Guillaume – perché definisce le proporzioni. Ma qui si è lavorato su quest’area con un’attenzione particolare, soprattutto per quanto riguarda il taglio dei finestrini: ne abbiamo curato con precisione tutto lo sviluppo, fino al raccordo con il lunotto di cui sono molto fiero. L’effetto grafico si è dimostrato così convincente che abbiamo deciso di “accenderlo” con un sistema di led, creando la cosiddetta “Luminline”: in tal modo l’elemento luminoso distintivo non è più sul frontale, come per tutti. C’è da stupirsi che nessuno ci avesse pensato prima».

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L’inedito grafismo di luce si staglia su lamiere che fanno del rosso intenso una bandiera di aggressività: «Per ottenere questa sfumatura profonda, il Lava Red, sono stati necessari ben 19 strati di vernice. Il primo è nero, ne seguono alcuni di cromo opportunamente lucidati e, infine, arrivano le diverse mani di rosso» spiega ancora il designer. «Il processo è stato interamente manuale, come la realizzazione dei sedili e la verniciatura dei pannelli portiera. Sono occorsi tre mesi per realizzare il prototipo e alcune lavorazioni sono chiaramente irripetibili in produzione. Però mi auguro davvero che questa proposta, o una delle altre che abbiamo studiato in sede di progettazione, possa condurre a un prodotto concreto, una compatta sportiva e accattivante».

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