Alfa Romeo Tonale e Fiat Concept Centoventi, le due show car che hanno catalizzato l’attenzione al Salone di Ginevra, come racconta Klaus Busse, responsabile del design per i marchi italiani di FCA.
Design italiano in due chiavi, quella scultorea e quella “democratica”. Che sia un designer tedesco con una ricca esperienza americana ad assumerne la paternità non deve stupire: Klaus Busse, responsabile per il design dei marchi europei di FCA, si è calato con passione nei meandri di una tradizione automobilistica fra le più complesse. Può così sottolineare con piena conoscenza i due “diversi approcci” con cui il Centro Stile di Torino ha presentato a Ginevra due concept ben diversi nella loro anima, l’Alfa Romeo Tonale, Suv compatto di segmento C, e la Fiat Centoventi, che con il nome celebra i 120 anni della casa torinese e con le forme promette un sensazionale futuro se, o piuttosto quando, entrerà in produzione.
«L’Alfa – spiega Busse – nasce in un Paese ricco di scultori e artigiani. Rappresenta la cultura della modellazione manuale, della bella scultura, della tecnologia al servizio di un’arte legata alle forme umane piuttosto che ad aggressive forme angolari. In effetti il concept Tonale rappresenta il connubio fra artigianalità e tecnologia. Con il concept Centoventi volevamo invece celebrare quello che riteniamo essere il nucleo della funzione Fiat, cioè rendere democratica la mobilità. Naturalmente chiunque ami la Panda originale la vedrà in questa vettura, non per le forme ma per la sua ispirazione, per il suo messaggio. La Centoventi è piena di idee formidabili, in quello che è l’approccio italiano alla soluzione dei problemi, con grande flessibilità non solo per quanto riguarda colori e materiali, ma anche per struttura e funzionalità degli interni, un capolavoro di design industriale».
Entrambi sono concept, e come tali Busse li tratta («Nessun bisogno di adottare specifiche piattaforme», precisa), rifiutando di lasciarsi trascinare sul terreno dei loro possibili sviluppi commerciali. Ma, ammette, «con questo non cerco di dire che si tratta di puri esercizi di stile». Di fatto, aggiunge, entrambi i concept «sono ricchi di contenuti, idee e tecnologia. Sono il risultato di una stretta collaborazione con ingegneri e product planning, non il sogno di un paio di designer».
E’ vero che come concept né la Tonale né la Centoventi devono sottostare a norme e regolamenti, «ma entrambe sono state progettate badando alla realtà. Nessun designer del Centro Stile crea oggetti di pura fantasia, è nella natura di come affrontiamo quotidianamente il nostro lavoro».
Responsabile per il design del marchio Fiat è Alberto Dilillo, di quello Alfa Scott Krugger, mentre degli interni si occupa il team di Andreas Wuppinger con Rossella Guasco per il C&T. «E’ tutto merito loro – riconosce Busse – se abbiamo potuto presentare questi due stupendi concept».
Nel caso del concept Fiat la sua gestione è frutto di anni di lavoro attorno a nuove idee e nuovi concetti. «Fin dal mio arrivo a Torino nel 2015 abbiamo discusso il futuro del marchio. La Centoventi non è tanto importante per il suo aspetto quanto per le idee che racchiude. Non abbiamo cominciato disegnando esterni e interni, come si fa abitualmente, ma discutendo un approccio completamente diverso all’auto, al modo di venderla e di possederla, al conviverle per molti anni pur cambiando stile di vita: pezzi di idee che alla fine hanno creato quella forma».
Fin da quando è arrivato in Italia, spiega Busse, la sua è stata una «storia d’amore con la missione della Fiat», cioè la democratizzazione dell’auto, lo spirito Fiat: «Questo era un modo perfetto per celebrarne i 120 anni». Quella della Tonale è stata una storia molto diversa. «Volevamo mostrare che cosa, secondo noi, potesse essere un complemento della gamma Alfa», spiega Busse: «Il mercato va sempre più verso Suv e crossover, anche perché i progressi tecnologici consentono di coniugare spazio e seduta alta da una parte, performance dall’altra. Penso alla Stelvio del Nürburgring. Il pubblico apprezza quel tipo di package.
Fatta la Stelvio e dimostrato che si poteva fare un’Alfa in quel segmento, volevamo provare con un segmento inferiore, ma senza copiare il design della Stelvio, senza effetto matrëška». Essenziale una visita al museo di Arese, anche alla ricerca di ispirazione e di stilemi: 33 Stradale, Disco Volante, GT Junior, i gruppi ottici 3+3 della Brera, ma il tutto “con una piega moderna”. «Non volevamo dare l’impressione di essere andati al museo come a un supermercato, di avere mescolato il tutto e fatto un’auto nuova. Volevamo guardare sì al passato, ma proiettandoci nel futuro».
Ulteriori contenuti nel Supplemento FCA allegato ad Auto&Design n. 236