La Kawasaki Z H2 è la naked più potente mai prodotta dalla Casa giapponese. Dotata dello stesso motore 1.0 quattro cilindri sovralimentato delle Ninja H2 e H2R, scarica a terra la bellezza di 200 CV. Questa indole ad alte prestazioni e senza compromessi è richiamata in modo chiaro anche dallo stile. È lo stesso Mitsuru Kobayashi, designer della divisione motociclistica di Kawasaki, a raccontare come è stata disegnata.
Il “Sugomi design”
«La moto nasce nel pieno rispetto del nostro approccio Sugomi al design – spiega Kobayashi –. Fonde stile e tecnologia in modo equilibrato e armonico ed esalta entrambe le componenti senza che una prevarichi l’altra. Su una motocicletta come la Z H2, poi, si è posto l’accento sul concetto di potenza e di prestazioni ispirandoci ad un predatore che si accovaccia prima di sferrare l’attacco».
Forma e funzione
«La moto ha un design minimalista: ogni elemento di stile svolge anche una funzione precisa. Lo dimostra l’assenza di coperture o protezioni: ci sono solo quelle necessarie. Però la motocicletta è una Kawasaki sin dal primo sguardo. Prima di tutto perché mette in mostra un motore sovralimentato, che nessun’altra Casa produce. E poi perché ha un’aggressività d’insieme che rispecchia quella di altri modelli in gamma. Vi si trovano elementi della famiglia Z, ma anche della famiglia H2».
Il gioco delle proporzioni
«Tutto ruota intorno al frontale e alla linea che corre dal cupolino al serbatoio – prosegue Kobayashi –. Caratteristica forte è la presenza di un design asimmetrico. La Z H2, infatti, ha prese d’aria differenti sul lato destro e sinistro. Questo per la presenza della sovralimentazione, che richiede flussi d’aria specifici. Per esaltare l’aggressività del design si è anche giocato molto sulle proporzioni tra parte anteriore, che è più voluminosa, e il codolino, più snello e molto inclinato».
Prestazioni da supersportiva
Su una moto con prestazioni da supersportiva si è prestata molta attenzione anche al disegno del telaio a traliccio. «Il telaio, che è anche uno dei pochi elementi colorati della moto, è compatto e leggero – spiega Kobayashi – ma offre il giusto equilibrio tra rigidità e flessibilità per garantire grande guidabilità su ogni tipo di percorso».
Minimalismo e tecnologia
«Nel disegnare la moto non si è partiti da un elemento in particolare, ma si è seguita una visione d’insieme che ha portato alla definizione di tutti gli elementi principali più o meno nello stesso tempo. La cosa più difficile da definire è stata la linea di raccordo tra il faro anteriore e il resto della motocicletta. C’è molta elettronica e si è dovuto trovare il modo di mantenere un design minimalista che però coprisse le componenti che non si volevano mostrare».
(Articolo completo in A&D n. 241)