Avere una supersportiva come ammiraglia non è nelle disponibilità di qualunque marchio automobilistico. «Per Maserati inizia una nuova era. Altri brand avrebbero segnato questo passaggio con una berlina di lusso, noi invece abbiamo guardato alle nostre radici racing. Abbiamo un Dna sportivo che andava portato di nuovo in pista». Inutile sottolineare quanto Klaus Busse sia entusiasta della MC20, un progetto che ha supervisionato nel suo doppio ruolo di Head of Design di Maserati e di FCA Emea. Prima Maserati con monoscocca in fibra di carbonio, coupé due posti a motore centrale inedita in ogni aspetto – incluso il nuovo propulsore Nettuno V6 di 3 litri da 630 Cv con tecnologia derivata dalla Formula 1 -, la MC20 colpisce il cuore di ogni appassionato di auto sportive «con uno stile che rispetta la scuola italiana dell’eleganza formale, è uno statement forte ma non urlato», precisa subito Busse.
Forma e funzione
«Quando disegniamo una nuova vettura per qualunque dei nostri brand, ci preoccupiamo di ottenere qualcosa di diverso da ciò che esiste già. Molte delle versioni “performance” sul mercato sono disegnate intorno a degli ingressi aria molto grafici del motore centrale. Noi volevamo realizzare un pezzo di vero design italiano, pulito, sensuale ed elegante. In armonia con ciò che è un requisito tecnico, ma senza nulla che non sia il necessario». Il tema estetico-formale della MC20 nasce quindi nel segno della purezza, sulla base del “key sketch” del designer Andrea Bruno.
Il mantello copre la meccanica
E’ una sorta di stratificazione di design e tecnica, come spiega Marco Tencone: «La parte superiore della vettura è concepita come un mantello che copre la meccanica, mentre in basso la fibra di carbonio lasciata a vista è dedicata alla tecnologia alle appendici aerodinamiche». È in questa fase intermedia che i designer osservano una forte attinenza tra la nascente MC20 e un’altra creazione firmata Pininfarina, la concept car Maserati Birdcage 75th del 2005.
Calandra scomposta in due elementi
Dalla sovrapposizione dei due strati prende forma anche la nuova interpretazione della calandra scomposta in due elementi, quello inferiore che risale direttamente dal telaio in carbonio e quello superiore creato dal mantello scultoreo in colore vettura. In una fase ormai avanzata, i tecnici hanno richiesto ulteriori uscite d’aria per il raffreddamento, così in quella che Busse definisce una sessione di “tape-brainstorming”, con nastri applicati direttamente sul modello, è nato lo schema delle aperture che ricorda il tridente, rendendo ancora più iconica la vista in pianta e di coda.
Interni performanti e digitali
«Sollevando la porta si scopre anche una parte della ruota», spiega ancora Busse. «C’è un effetto psicologico, si entra in un mondo speciale, quello delle performance». Un mondo interno definito seguendo tre punti chiave: performance, ergonomia ed esperienza digitale. Lo spazio doveva essere adeguato per guidare confortevolmente su strada così come in pista indossando il casco, ovvero senza dimenticare la vocazione racing.
Doppia anima
Anche nell’abitacolo la MC20 esprime una “doppia anima”: tecnologica, con la fibra di carbonio e l’esperienza digitale assicurata dal sistema Uconnect 5 di ultima generazione, e stilistica, con materiali e colori che, spiega la designer Elisa Nuzzo, del team guidato da Rossella Guasco, «non hanno la funzione di ricoprire ma di esaltare le forme. Raccontano la dimensione racing e si ispirano al concetto di “officina sartoriale”, del prodotto realizzato con cura artigianale».
(Articolo completo in A&D n. 245)