La Renaulution annunciata da Luca de Meo, Ceo del gruppo Renault, vuole trasformare il costruttore francese proiettandolo nel futuro e il design è uno dei grandi protagonisti di questa rivoluzione. Il processo interessa piattaforme, tecnologie, forme, modelli e ha accelerato la fase di riorganizzazione del Design che ora può contare su un responsabile per ogni brand sotto la supervisione di Laurens van den Acker (Gilles Vidal per Renault, Alejandro Mesonero-Romanos per Dacia, Anthony Villain per Alpine e Patrick Lecharpy per Mobilize). Nelle prossime pagine vi raccontiamo questa rivoluzione che, assicurano i designer, “lascerà il segno”.
Laurens van den Acker, coach del design team
L’aria di cambiamento che si respira nel gruppo Renault con l’arrivo del nuovo Ceo Luca de Meo ha travolto profondamente anche il design. «C’è una grande sintonia tra lui e tutti i componenti del nostro team. Luca ha la capacità di intercettare facilmente i desideri del mercato ed è un grande appassionato di design e questo è un ottimo punto di partenza», racconta soddisfatto Laurens van den Acker, Executive Vice President Renault Group Design e dal 2019 membro del consiglio direttivo.
Mobilize, un nuovo brand per il futuro
L’obiettivo è insistere maggiormente sulla personalità di ciascun marchio, per attrarre un pubblico sempre più diversificato: «Dacia è l’accessibilità nella sua forma migliore. Renault il marchio tecnologico alla portata di molti. Alpine la sportività, l’eleganza e la sostenibilità vista la sua vocazione a diventare 100% elettrico. E, infine, Mobilize, è il nuovo brand per la mobilità del futuro, condivisa e perfetta per le metropoli di domani».
di Edoardo Nastri
Gilles Vidal, Renault 5 Prototype
Scattante nel linguaggio, contemporanea nell’impostazione e nei dettagli, eppure inconfondibilmente imperniata su una costruzione formale che a breve festeggerà mezzo secolo: l’ultima creazione del design Renault sintetizza un intrigante sguardo sul futuro e un orgoglioso, sicuro gusto rétro. «Il modello originale è così noto e rappresentativo che, se si intervistassero tante persone in una grande piazza, ognuna ne riporterebbe un ricordo diverso», racconta Gilles Vidal, dallo scorso novembre responsabile dello stile Renault. «Qualcuno immaginerebbe la primigenia R5 del 1972, altri le celeberrime versioni sportive Alpine e Maxiturbo, altri ancora la Supercinque degli anni Ottanta disegnata da Marcello Gandini. Ecco perché abbiamo rimescolato gli elementi estetici più caratteristici di ogni variante a caccia di un risultato davvero evocativo, come a voler realizzare una compilation con i migliori successi di un artista. Una sorta di “best of”».
Operazione “best of”
Così, i muscoli attorno ai passaruota diventano un plastico tributo agli esemplari con motore centrale sovralimentato, i gruppi ottici posteriori paiono sospesi fra due generazioni («Ma con un’attualissima lama verticale che ottimizza i flussi aerodinamici» puntualizza Vidal), mentre il profilo rosso lungo il tetto ricalca graficamente i gocciolatoi di tutte le epoche e lo sportellino per la ricarica, sul cofano anteriore, è sistemato proprio dove fino al 1984 occhieggiavano le feritoie di una presa d’aria. «La forma della carrozzeria si identifica immediatamente, da lontano, e viene confermata dall’osservazione di alcune sue parti, per esempio le fanalerie. Ma se qualcuno fotografasse i singoli dettagli con inquadrature strette, senza mostrare l’intera vettura, non sarebbe mai possibile riconoscere una R5: la grammatica delle forme è completamente nuova, legata ai prototipi di oggi», spiega il designer. Basta soffermarsi sul geometrismo scolpito delle fiancate, sugli intagli che ne dinamizzano i volumi, per capirlo.
di Silvio jr. Suppa
Alejandro Mesonero-Romanos, Dacia Bigster
Anche Dacia fa parte della rivoluzione Renault, la Renaulution. A cominciare dal suo nuovo responsabile per il design, Alejandro Mesonero-Romanos, tornato a Parigi al seguito di Luca de Meo dopo un’eccitante e proficua stagione in Seat. Il concept Bigster – un Suv di segmento C destinato alla produzione entro il 2025 – non è l’unica novità della casa rumena, ma è forse il più significativo biglietto da visita del nuovo corso. «Rappresenta le future ambizioni di Dacia – spiega Mesonero-Romanos – con l’ingresso in un segmento da cui mancavamo, con un nuovo linguaggio di design e l’ambizione di conquistare non solo la testa ma anche il cuore degli automobilisti».
Sorella maggiore
Dopo il successo di Duster, di cui è una sorta di sorella maggiore, questa Bigster promette bene: una struttura massiccia eppure filante, un trattamento quasi geometrico delle superfici, i passaruote pronunciati (soprattutto nel posteriore) e i grandi cerchi, un muso imponente con un nuovo logo del marchio, tutto sottolinea le ambizioni di battersi alla pari con marchi più celebri. Osserva Mesonero-Romanos: «Dovevamo essere fedeli al concetto che ispira Dacia: un prodotto molto essenziale, onesto, semplice anche in termini di linguaggio. Un buon design, nonché un design intelligente, che offre un prodotto accessibile, semplice, lineare. Ma in un mix con lo spirito degli spazi aperti di Duster e con le emozioni di Stepway».
di Fabio Galvano
(Articolo completo in A&D n. 247)