Akio Toyoda, presidente di Toyota Motor, ha posato la prima pietra di Woven City, città del futuro e laboratorio a cielo aperto che si estenderà su un’area di 708mila metri quadrati ai piedi del monte Fujii, in Giappone. Il progetto urbano è stato sviluppato dallo studio Bjarke Ingels Group dell’architetto danese Bjarke Ingels. Di seguito, la nascita e lo sviluppo di Woven City così come raccontato su Auto&Design no. 241.

Guida autonoma, intelligenza artificiale, ambiente connesso, domotica. Sono alcuni dei concetti che caratterizzeranno la quotidianità di chi vivrà nel futuro, una condizione più vicina di quanto possiamo immaginare. E se è troppo complicato adattare le nostre città alle nuove tecnologie, meglio allora ricominciare da zero. Woven City è la metropoli di domani secondo Toyota: un vero e proprio laboratorio a cielo aperto che sorgerà in Giappone all’inizio del 2021 ai piedi del monte Fujii e si estenderà su un’area di 708mila metri quadrati. All’interno di questa città verranno sperimentate tutte le tecnologie del futuro, dalle auto robot alla micro mobilità, dalle abitazioni connesse agli assistenti personali digitali, il tutto alimentato completamente a idrogeno.

Il progetto di realizzazione di Woven city è nato da un’idea di Akio Toyoda, presidente di Toyota, ed è stato sviluppato dall’architetto danese Bjarke Ingels, numero uno del Bjarke Ingels Group, oggi tra i primi 50 studi di architettura al mondo. Per disegnare la città del futuro si è curiosamente partiti dal passato: la struttura ad intreccio presenta una geometria regolare basata sulla perpendicolarità, la stessa utilizzata dagli antichi romani, ben lontani dal concetto di ecosistema connesso, ma piuttosto avanti nell’intuire le potenzialità di una geografia urbana regolare.

«Oggi tutti gli utenti della strada abitano lo stesso spazio con traffico e pericoli continui. Per Woven City abbiamo pensato di suddividere i livelli di percorrenza a seconda del tipo di mobilità che gli utenti utilizzano. Il primo sarà dedicato al trasporto veloce, autonomo e a zero emissioni. Il secondo potrà essere percorso da veicoli di micro mobilità e pedoni. Il terzo, riservato solo a chi si muove a piedi, sarà caratterizzato da vegetazione e silenzio, come un enorme parco urbano», racconta Ingels dal palco della presentazione al Consumer Electronics Show di Las Vegas. Woven City è suddivisa in nove grandi blocchi regolari, ognuno dei quali circonda uno spazio pubblico dove le persone s’incontrano. «In questo modo non solo si crea un ambiente più sereno, ma si dà vita a un’ampia varietà d’intersezioni tra umani, animali, veicoli e robot».

Gli edifici sono un mix di vetro e legno e combinano elementi stilistici moderni con l’artigianato tipico della falegnameria giapponese, ma sono realizzati con metodi produttivi robotizzati. I tetti delle case sono completamente rivestiti da piccoli pannelli fotovoltaici a forma di tegole, mentre sotto terra scorrono cavi e fibra ottica che incontrano enormi serbatoi per lo stoccaggio dell’idrogeno. Sempre nel sottosuolo, ci sono chilometri di piccoli tunnel dedicati alla logistica: qui viaggiano robot autonomi per la consegna delle merci direttamente agli edifici soprastanti. Niente paura, le relazioni umane sembrano comunque salve: «In un’epoca in cui tecnologia e social media stanno sostituendo i nostri naturali luoghi di incontro, Woven City stimolerà l’interazione umana nello spazio urbano del futuro», assicura Bjarke Ingels.