Ci sono modelli che segnano una svolta nella storia di un marchio perché ne cambiano la percezione da parte del pubblico. La Toyota C-HR in Europa ha avuto questo effetto: il costruttore giapponese, apprezzato sino ad allora soprattutto per la tecnologia e l’affidabilità dei sui prodotti, dava finalmente enfasi allo stile con un oggetto inatteso. Proprio l’originalità del suo design, per quanto polarizzante, applicata a un’architettura Suv-coupé ne ha decretato il successo sin dal lancio sul mercato nel 2016. Era tempo di passare a una nuova generazione. Per scoprire dove è stato condotto il progetto della Toyota C-HR – si chiama proprio così, Toyota fa parte del nome, come si legge dal logo luminoso alla base del lunotto – siamo andati a Zaventem, non lontano da Bruxelles, sede del quartier generale di Toyota Motor Europe e del Technical Centre.
Precisione nella produzione
Ci accoglie Tadao Mori, Head of Styling, mostrandoci anzitutto gli uffici ampi e luminosi dove dal 2017 lavora il suo team, composto da una ventina di persone. Il grande vantaggio, spiega, è di trovarsi accanto agli ingegneri, «li coinvolgiamo, mostriamo il perché delle nostre scelte stilistiche e loro se ne fanno carico rendendole fattibili. È grazie a questa sinergia se nel passaggio in produzione della Toyota C-HR non è stato necessario fare aggiustamenti e se tolleranze e accoppiamenti dei pannelli che compongono la scocca sono così precisi».
Identità conservata
Obbiettivo fondamentale era innanzitutto mantenere lo spirito originale della Toyota C-HR, con la sua silhouette da crossover coupé, vettura controcorrente e inattesa da parte di Toyota. «Volevamo però anche risolvere alcuni aspetti della generazione precedente, quale ad esempio la visibilità per i passeggeri posteriori», spiega il project leader Elvio D’Aprile. Vediamo per la prima volta la vettura e non sorgono dubbi sull’identità: si riconosce subito la Toyota C-HR, con le sue proporzioni decise e un frontale che Mori definisce «dallo sguardo determinato», affinata nelle forme e fresca in ogni elemento. Sono sparite alcune licenze stilistiche come la maniglia posteriore integrata del montante di coda, sostituita, così come all’anteriore, da più moderne maniglie che scompaiono a filo carrozzeria.
La questione aerodinamica
Uno stile forte, ma non fine a se stesso, spiega Elvio D’Aprile, project leader. «Avevamo un target molto elevato per l’efficienza aerodinamica e ogni dettaglio ha una sua valenza», dice indicando gli spigoli dei gruppi ottici di coda. Toyota ha d’altronde una lunga esperienza in fatto di silhouette funzionali al Cx, vedi la Prius, e lavorare accanto agli ingegneri aerodinamici, come avviene a Zaventem, è un vantaggio. «Il design ad ala avvolge il conducente e lo induce a focalizzarsi sulla strada, ma il passeggero non si sente per questo escluso», precisa Mori, «entrambi condividono l’ampio schermo da 12,3 pollici del sistema multimediale posto al centro della plancia».
Qualità e stile
Che si tratti di un prodotto edonistico è confermato anche dalla linea di accessori disegnati per l’aftermarket proprio al centro stile di Zaventem, di cui è responsabile Jaime Noriega: «Accentuano il carattere del modello, ad esempio con connotazioni più sportiva o più Suv. Li definiamo in parallelo con lo sviluppo di ogni vettura, è importante assicurare la qualità e la giusta integrazione con il design del veicolo, cui vanno ad aggiungere valore».
Per definire il carattere di Toyota C-HR è stata condotta un’accurata ricerca per i colori e materiali, identificando un lifestyle dinamico e sofisticato impersonato da un cliente-target europeo che i designer hanno chiamato Andrea, come spiega la designer del C&T Julie Rodier. «Volevamo giocare sui contrasti, con un esterno molto dinamico e spigoloso esaltato ad esempio dal colore Sulphur ad effetto metallo liquido, e un interno più neutro, con il nero prevalente come base su cui si inseriscono dettagli colorati, raffinati e personalizzabili». E naturalmente tutti i materiali sono stati sviluppati con criteri di sostenibilità.
Esplorare nuovi territori
Per Andrea Carlucci, Vice President Product Strategy and Marketing di Toyota Motor Europe, nonché uno dei padri della nuova Toyota C-HR che ha seguito sin dai primi tratti di matita, questo progetto «è stato un esercizio eccellente, non solo dal punto di vista del design. Esploriamo nuovi territori in ambito di sicurezza, dinamica di guida, sostenibilità e multimedialità. Abbiamo voluto metterci ciò che riteniamo l’essenza di Toyota in Europa».
(Articolo completo in A&D n. 261)