«Una navicella spaziale per la vita quotidiana». Mitja Borkert, capo del design Lamborghini non usa giri di parole per definire la Lanzador, concept car e ultima creazione del Centro Stile di Sant’Agata Bolognese. «Questa è davvero una Lambo molto speciale perché racchiude in sé l’essenza del nostro marchio, si ispira al passato, guarda al futuro e inventa un segmento completamente nuovo», continua Borkert, senza dimenticare che stiamo parlando di un inedito, visto che la Lanzador è anche la prima Lamborghini elettrica della storia.
A metà tra Urus e Huracàn Sterrato
«Il brief è stato chiaro fin da subito. Bisognava stupire i nostri clienti con una carrozzeria che unisse il mondo della Urus, quello della Huracan Sterrato e quello della Revuelto. Tre soggetti forti, indipendenti, ciascuno con una propria anima stilistica -, continua Borkert -. Il risultato è una tre porte GT 2+2 rialzata che viene dallo spazio», sorride. Dal futuro sì, ma con elementi stilistici che, come da tradizione, richiamano il passato. «La Lanzador unisce il meglio di due mondi: quello dei Suv e quello delle supercar. Il suo sviluppo è avvenuto con la Huracan Sterrato, ma è più pulita, meno aggressiva».
Richiami alla storia
Tanti i dettagli che ricordano modelli più o meno recenti: i proiettori dal taglio sottile richiamano la Countach LPI 800-4, mentre le luci posteriori incorporano tre Led di forma esagonale per lato, creando una firma luminosa distintiva. Le linee tese e pulite degli esterni prendono ispirazione da modelli leggendari quali Sesto Elemento e Murciélago. «Le doti dinamiche sono tipicamente Lamborghini, grazie alla trazione integrale data dai due motori elettrici (uno per ciascun asse, ndr), alle quattro ruote sterzanti e a una cura maniacale per l’aerodinamica», continua Borkert.
Lo studio dell’aerodinamica
La deportanza può essere regolata in modo puntuale: il sistema è attivo, permette all’auto di “respirare” quando necessario con aperture puntuali delle appendici come griglia anteriore e splitter mobile. Quest’ultimo, quando dispiegato, apre i condotti di raffreddamento dei freni per migliorare le prestazioni. L’S-Duct, ovvero il condotto di aspirazione nella parte anteriore, in combinazione alle fe-ritoie nascoste per la ventilazione della componentistica frontale e agli air curtain, migliora il carico a seconda della modalità impostata: Efficient o Downforce. Infine, l’assenza dei terminali di scarico al posteriore ha permesso l’installazione di un grande diffusore.
Feel Like a Pilot
«L’auto segue tutti i desideri del guidatore che siede in un abitacolo molto speciale realizzato seguendo la filosofia “Feel Like a Pilot”». Tutto parte dalla consolle centrale a forma di Y che divide pilota e passeggero collegandosi al braccio-lo e sulla quale è stato installato il Tamburo, l’unità di controllo per accedere a infotainment, clima e alle mille funzioni della Lanzador. I due schermi retrattili trasmettono le info necessarie a seconda della modalità di guida scelta, mentre il volante è, immancabilmente, verticale con quattro satelliti.
Materiali naturali
«Abbiamo scelto di tenere diversi cursori e non demandare tutto ai pannelli digitali per non perdere il rapporto fisico con l’auto, amato dagli appassionati Lamborghini», spiega Borkert. La prima Lambo elettrica della storia non poteva tralasciare la parte di sostenibilità, in coerenza con la propulsione a zero emissioni. Il team di colori e materiali ha scelto rivestimenti in lana merino (proveniente da un’azienda italiana certificata B Corporation) per cruscotto, sedili e pannelli delle portiere, mentre il filo colorato è realizzato con un derivato del nylon rigenerato e plastica riciclata. Alcuni elementi plastici non visibili, come la schiuma dei sedili sportivi, sono realizzati con fibre riciclate stampate in 3D. Anche il carbonio è di tipo rigenerato, mentre la pelle viene conciata utilizzando acqua che proviene dalla produzione di olio d’oliva. «Sportiva, pratica, versatile e anche sostenibile: la Lanzador è la Lamborghini che sceglierei», conclude Borkert.
(Articolo completo in A&D n. 264)