Dopo oltre quarant’anni di carriera, trenta in Italia, e cinque generazioni, per la prima volta anche la Nissan Micra si concede un’operazione nostalgia per accompagnare una rivoluzione, quella del passaggio all’elettrico. La nuova Micra, nata sulla stessa base dell’acclamata Renault 5, torna a puntare con forza sul design e sugli elementi high tech ma, nel farlo, si ispira alle antenate e in particolare alla più “tecnologica” di esse, la K12 prodotta dal 2003 al 2009. Ma non soltanto.
Come ha sottolineato l’Exterior Design Manager Nissan Design Europe Yongwook Cho durante la videoconferenza che ha preceduto il reveal ufficiale di fine maggio: «Lo stile della nuova Micra ha l’obiettivo di esaltarne la presenza e la riconoscibilità su strada donandole però anche un dare un carattere funky». Ed è qui che i richiami storici si fondono con l’ispirazione all’italian design e all’utilizzo di forme e linee ripresi da oggetti comuni. L’elemento più distintivo sono i nuovi gruppi ottici, caratterizzati dal motivo circolare formato dalle luci diurne che circondano, ma al tempo stesso fanno quasi passare in secondo piano, i proiettori principali, molto simili a quelli della R5, anche grazie alla superficie piatta del frontale.
Questa cornice luminosa richiama i fanali ”a bolla” della K12 ma prende spunto dal tipico profilo dei cucchiai da gelataio. Un motivo riportato anche dietro, uniti da un profilo in glossy black e con al centro inserti in colore carrozzeria, che a dir la verità ricordano un po’ le soluzioni delle moderne Fiat 500 e Lancia Ypsilon, indiscutibilmente italiane. Non banale anche il lavoro fatto sulla vista laterale: l’altezza da terra è stata accentuata per inseguire suggestioni da crossover, ed è esaltata dalle grandi ruote con cerchi da 18” che saranno di serie su tutta la gamma in tre stili differenti, dai profili in nero lucido e dalla scalfatura che corre sotto i finestrini. Meno evidenti i richiami alla prima importata in Europa, la celebre K11 che fu eletta Auto dell’Anno per il 1993: i richiami ad essa si ritrovano nella linea dritta del cofano, specie osservato di ¾ posteriore, e del tetto.
Quanto agli interni, è qui che si registra la maggior condivisione di parti con la Renault 5, ma è anche dove i designer hanno lavorato più di fino, ispirandosi al principio di ospitalità o “Omotenashi” attraverso tocchi di colore blu, rilassante e accogliente. Si sono però anche sbizzarriti a inserire dettagli originali come il profilo del monte Fuji con il sole, in rilievo sulla superficie del vano portaoggetti centrale. Un piccolo “easter egg”, come l’ideogramma con due linee verticali e tre orizzontali che si può osservare fuori, sullo sportello della presa di ricarica. Si tratta di un omaggio fonetico al nome della casa, in quanto simboleggia i numeri 2 e 3 che si pronunciano appunto “ni” e “san”.