La scintilla è scoccata quasi per caso, quando il team Mini ha scoperto che Deus Ex Machina aveva personalizzato una Mini classica insieme al designer grafico newyorkese Matt Willey. Nessun preavviso, nessuna collaborazione ufficiale: eppure il risultato era così potente da catturare subito l’attenzione dei designer del marchio inglese. Da quell’episodio è nata la volontà di lavorare insieme, unendo due mondi apparentemente diversi ma accomunati dalla stessa lingua: la passione per le auto, per la personalizzazione e per una cultura vibrante, fatta di libertà e creatività. «Non c’è stato bisogno di spiegare cos’è Mini e cosa rappresenta», racconta Holger Hampf, capo del design. «Deus conosceva già la nostra storia, dalle vittorie a Monte Carlo alle origini del marchio. Non c’era nulla da insegnare: loro erano appassionati quanto noi, e questo ha reso naturale la fusione tra il nostro DNA e la loro estetica». Il risultato sono due one-off che incarnano anime diverse ma complementari: The Machina, compatta e grintosa, radicata nell’heritage racing di Mini, e The Skag, elettrica, fluida e modellata dallo spirito surf.
Con la Skag, Mini e Deus hanno portato dentro l’automotive materiali e filosofie che raramente si incontrano in questo mondo. Fibra di vetro traslucida, neoprene, dettagli che richiamano le tavole da surf e la loro costruzione artigianale. Un rischio? Forse, ma anche una sfida perfettamente riuscita. «La fibra di vetro non è un materiale comune nelle auto di serie – spiega il Hampf -, ma qui era inevitabile. Lo spoiler, ad esempio, è realizzato proprio come una tavola da surf: un’anima in foam rivestita di fibra trasparente. È autentico, leggero e racconta la cultura Deus in un linguaggio che si sposa benissimo con il nostro». Ogni dettaglio evoca la spiaggia: dai passaruota modellati in fibra traslucida fino alla plancia, che richiama l’essenzialità delle tavole. All’interno, i sedili sportivi rivestiti in neoprene e i vassoi in fibra pensati per le mute trasformano l’abitacolo in un piccolo surf shop su quattro ruote.
Se la Skag guarda al mare, la Machina nasce in pista. Linee tese, livrea racing, dettagli che omaggiano il rally e il motorsport: dai fari supplementari sul cofano al diffusore posteriore ispirato alle JCW che hanno corso al Nürburgring. Qui il linguaggio è quello della velocità pura, con un’estetica che non cerca la perfezione patinata ma celebra la ruvidità, l’artigianalità, la «bellezza dell’imperfezione. Noi la chiamiamo imperfezione perfetta», sottolinea il capo design. «Non si tratta di aggiungere difetti a tavolino, ma di valorizzare tensioni e asimmetrie. Per esempio, il lato sinistro e quello destro non sono identici: questo crea una forza, un’energia che rende la macchina viva e umana. È il contrario della sterilità di certe superfici levigate». All’interno domina l’essenzialità racing: cinture a cinque punti, comandi analogici ridotti al minimo, leve e interruttori meccanici che instaurano un legame diretto tra pilota e macchina.
Queste due concept non sono esercizi fini a sé stessi, ma un banco di prova per il futuro del marchio. Mini le definisce vere e proprie «macchine da visita»: strumenti per dialogare con fan e clienti, per capire quali linguaggi visivi e quali emozioni meritano di essere portati sulle strade di tutti i giorni. «Molti appassionati Mini vogliono ritrovare la nostra storia sportiva, dai rally di Monte Carlo alle tradizioni racing – spiega Hempf -. Non posso ancora dire quali elementi entreranno in produzione, ma il lavoro sulle grafiche e sulla personalizzazione ci accompagnerà sicuramente anche nei prossimi modelli. Mini ha sempre giocato con strisce, numeri da gara e Union Jack sul tetto: oggi stiamo solo spingendo quel linguaggio un po’ più in là». La collaborazione tra Mini e Deus Ex Machina non ha prodotto soltanto due auto straordinarie, ma ha mostrato come il design possa nascere dall’incontro di passioni autentiche. Dalla fibra di vetro che diventa spoiler alla simmetria rotta che genera tensione, tutto racconta di un approccio che rifiuta l’omologazione per celebrare la creatività imperfetta.