Con Ioniq 9, Hyundai compie un passo avanti nella definizione del proprio linguaggio stilistico, inaugurando una nuova declinazione della filosofia “Aerosthetic”. Non si tratta soltanto di ricerca aerodinamica, ma di un approccio progettuale in cui le superfici e le proporzioni nascono per dialogare con l’aria, traducendo la funzione in estetica. Il grande Suv elettrico coreano, disponibile in configurazione a sei o sette posti, presenta un coefficiente di resistenza aerodinamica di 0,259, un valore di assoluto rilievo per un veicolo di queste dimensioni. Il risultato è frutto di una gestione precisa dei flussi: la silhouette fluida e rastremata, i deflettori anteriori attivi a doppio movimento, il sottoscocca carenato e la cura per ogni raccordo di carrozzeria contribuiscono a un profilo pulito e coerente.

La linea del tetto morbida e discendente definisce la personalità dell’auto più di ogni altro elemento. L’andamento complessivo tende a comprimere i volumi verso il posteriore, restituendo una sensazione di dinamismo anche a vettura ferma. La parte frontale, dominata dai Parametric Pixel tipici della famiglia Ioniq, è priva di eccessi: superfici tese, giunzioni ridotte al minimo, fari Led integrati in una fascia luminosa continua. È un’interpretazione del minimalismo digitale che sostituisce la complessità dei dettagli con la precisione delle geometrie. La coda, ispirata al mondo nautico, mantiene lo stesso rigore formale. La fascia orizzontale dei gruppi ottici posteriori in full Led sottolinea la larghezza e contribuisce alla pulizia visiva dell’insieme. Le superfici dei parafanghi, scolpite ma mai esuberanti, trasmettono robustezza senza sacrificare l’equilibrio complessivo.

L’interno riprende i principi del design esterno, trasformandoli in un ambiente razionale e luminoso. Le linee ellittiche disegnano una continuità visiva tra plancia, porte e sedute, creando un effetto avvolgente. Il pavimento completamente piatto e le configurazioni modulari delle sedute enfatizzano la flessibilità dello spazio, mentre il tetto panoramico amplifica la percezione di ariosità. La palette cromatica privilegia toni chiari e rilassanti, mentre i materiali soft-touch e gli inserti satinati suggeriscono un’idea di comfort più visivo che decorativo. La console centrale Universal Island 2.0, scorrevole e multifunzionale, rappresenta uno dei punti di maggior interesse ergonomico, così come la presenza di dettagli insoliti come lo sterilizzatore UV-C integrato per oggetti personali.

L’interfaccia digitale è parte integrante del linguaggio estetico: i due display curvi da 12,3’’ formano un unico elemento orizzontale, sospeso sopra la plancia. Il volante con pixel luminosi integrati è un ulteriore segno di continuità tra il design delle superfici e quello dell’interazione. Tutto concorre a creare una percezione di semplicità visiva, in netto contrasto con la complessità tecnica sottostante. L’introduzione dell’AI Assistant e del sistema Features on Demand conferma il ruolo del software come nuovo elemento progettuale: le funzioni digitali diventano parte del design, aggiornabili e personalizzabili nel tempo. Appena ci si mette al volante, la prima sensazione è di isolamento dal mondo esterno. Il lavoro sull’aerodinamica, così evidente nelle proporzioni esterne, si traduce in una straordinaria pulizia acustica. L’aria non fruscia, i pneumatici non vibrano: l’abitacolo resta ovattato, con una quiete quasi sospesa. A questo contribuisce l’elevata rigidità strutturale della piattaforma e il sistema di sospensioni a controllo autolivellante, che filtra con precisione le asperità senza scadere nella mollezza.